Due i gruppi che si sono aggiudicati il podio: «un’esperienza molto ingaggiante, con al centro non un prodotto, ma l’uomo» racconta Andrea Petrulli che con il suo gruppo composto da Elena Bastici, Giorgia Cardelli, Francesca Corioni, Claudia Ferrari, Ludovica Maiorana, Leonardo Ronzini e Laura Ottavia Trevisani, ha proposto il progetto SIRIO (semina, innaffia, raccogli e "io", l'individuo): stimolante anche l’assenza di fondi, che ci ha aiutato a spingere l’acceleratore sulla creatività. Ne è nata un’idea di marketing centrata su Prossima Fermata, un progetto pilota di agricoltura sociale promosso da Caritas Piacenza, un percorso che fa perno sui concetti di accompagnamento e formazione, finalizzati a creare o migliorare competenze, per poi dare alle persone coinvolte la convinzione che ripartire è possibile, magari, in futuro, anche con un cammino professionale in autonomia. «Il nostro lavoro ha puntato su due filoni: quello della formazione nelle scuole (elementari medie e superiori), con coinvolgimento attivo degli studenti in attività pratiche nei campi di Prossima Fermata e uno di sostegno scientifico (grazie al contributo della facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, per formare gli utenti del servizio della Caritas.
L’altro gruppo da medaglia d’oro, capitanato da Giulia Chiapparoli e formato da Elisa Barban, Sara Borella, Fabio De Nicola, Ilaria Groppelli, Sofia Pedrini, Emanule Prossimo e Alessia Tavelli, ha puntato tutto sull’empatia per far arrivare il messaggio della Caritas alle nuove generazioni «Abbiamo voluto coinvolgere i bambini e i ragazzi per educare fin da giovani al tema dell’aiuto e del sostegno reciproco. Coinvolgendo i ragazzi in attività formative e ricreative si riesce a raccogliere la loro attenzione e il loro interesse senza annoiarli». E poi un supporto per rinnovare i social di Caritas «per rendere le pagine più coinvolgenti e attrattive e colpire quindi il target dei ragazzi che ad oggi non sembra molto attivo sui loro canali». Un progetto molto concreto, attivabile nel breve periodo. «Abbiamo ricercato proprio la semplicità per far sì che le azioni potessero realizzarsi nel più breve tempo possibile, anche con risorse risicatissime».
Il valore aggiunto di questo business game? «L’esperienza è stata importante dal punto di vista formativo, ma soprattutto umano. Abbiamo potuto interfacciarci non con un’azienda industriale, ma con un’associazione che ha come scopo principale quello di aiutare le persone in difficoltà e questo è sicuramente un tratto distintivo importante. Ci siamo resi conto di quanto certi argomenti che possano sembrare molto distanti, in realtà tocchino tutti noi da vicino».