«Dobbiamo tornare a fare squadra per avere una politica sanitaria forte». Questo il messaggio lanciato da Americo Cicchetti, direttore ALTEMS, Alta scuola di Economia e Management dei Sistemi sanitari dell'Università Cattolica, durante il convegno "Una nuova stagione per la sanità?" organizzato nell'ambito del Master in Competenze e servizi giuridici in sanità presso il campus di Roma dell'Ateneo. All’evento, moderato dal professor Vincenzo Antonelli, coordinatore scientifico del Master, i diversi stakeholder hanno sottolineato quali sono i punti su cui intervenire: un uso ragionevole dei fondi del Pnrr, un grande piano infrastrutturale, l'urgenza di affrontare la carenza di personale e un'offerta di assistenza primaria insufficiente, la necessità di adeguare il tariffario dei servizi e creare un contesto più favorevole per la ricerca. Punti su cui collaborare con il Governo per far sì che la salute sia sempre più un bene strategico per il Paese.
«Bisogna recuperare la capacità di fare programmazione - ha sottolineato Cicchetti - da parte nostra proviamo a dare un piccolo contributo formando medici, infermieri e altre figure professionali».
«La pandemia ha cambiato l’organizzazione sanitaria - ha aggiunto Antonelli - ma adesso abbiamo altre sfide sullo sfondo come la guerra, la crisi energetica e quella economica, che impongono una riflessione».
Secondo il Segretario generale del Sumai, Antonio Magi, «l'insegnamento più importante di questi anni è stato il fatto che durante la pandemia tutti hanno lavorato uniti in un'unica direzione, ognuno per le proprie competenze. Ora vedo che sta ritornando il ‘vecchio sistema’, ognuno guarda al ‘proprio orticello’. Se riprendessimo a guardare al bene comune supereremmo tanti problemi. Per esempio: spesso si denuncia la mancanza di medici specialisti in Italia. Non credo sia vero. A mio giudizio il problema è l'assenza di programmazione. Tanto è vero che in altri Paesi europei trovano facilmente spazio i nostri medici: ogni anno lasciano il nostro Paese circa 1.500 specialisti. La verità è che ci sono, ma non riusciamo a tenerli».
Per il Presidente della Fnomceo, Filippo Anelli, «abbiamo professionisti che rappresentano un'Italia diversa da quella narrata, un'Italia che si impegna. Sono persone che possono essere classe dirigente del Paese. Si stima che nel giro di cinque anni termineranno di lavorare circa 30mila professionisti. Come li sostituiremo? L’auspicio è quello di seguire la strada tracciata dall’ex ministro Speranza e aumentare le borse di studio per la formazione specifica in Medicina generale».
Il presidente di Confcooperative Sanità, Giuseppe Milanese, in un recente incontro con il ministro Orazio Schillaci ha evidenziato quelle che a suo giudizio sono le «priorità da affrontare: Pnrr, carenza di personale, riforma dell'assistenza agli anziani, attuazione delle regole di accreditamento per l'assistenza domiciliare».
Sulla carenza di personale è intervenuto anche Luigi Pais dei Mori, consigliere della Fnopi: «Nell'ultimo anno su 20mila posti da infermiere a bando, ne sono stati coperti 16mila. Questo significa che quella infermieristica non è più una professione attrattiva, sia per fattori economici sia per ridotte prospettive di carriera. È un tema importante su cui sollecitiamo l’attenzione del Governo». Infine, il Direttore generale di Farmindustria, Enrica Giorgetti, ha posto l'accento sulla necessità di tutelare "l'interesse nazionale", come ha dichiarato il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «L’Italia è seconda in Europa per produzione di farmaci. Siamo riconosciuti un’eccellenza europea come sistema per la salute, con università, centri di ricerca e strutture sanitarie. Un mix che valorizza la ricerca e le produzioni. Le regole pubbliche sono per l’Industria del Farmaco vere e proprie politiche industriali. Importante un’uniformità nazionale per garantire la salute a tutti i cittadini e un impegno del Governo in Europa per difendere questo asset strategico».