Non hanno mancato l’appuntamento con il latino gli studenti del professor Massimo Rivoltella, docente Lingua e Letteratura latina, a Brescia e a Milano. In un’Aula Magna gremita, nonostante la fine delle lezioni, si è svolta la IV Giornata Bresciana di Cultura Latina, organizzata dal docente, che quest’anno ha avuto per tema il rapporto fra il mos maiorum, l’insieme di valori sia del singolo individuo che della società nonché la prassi di comportamento che regolava la società romana e l’innovazione, vista come una novità non positiva ma su cui poi lo sguardo da parte della società romana è cambiato.
Il primo intervento, tenuto da Lauretta Maganzani, docente di Istituzioni di Diritto Romano, si è focalizzato sul mos maiorum e sull’innovazione del diritto ereditario romano e sul modo in cui i Romani siano riusciti a mantenere la tradizione delle leggi patrie e a soddisfare le nuove esigenze sociali.
Il professor Rivoltella ha affrontato il tema della velazione maschile da parte dei Romani durante i sacrifici. Secondo il poeta Virgilio, questo gesto veniva visto come un mantenimento della tradizione troiana di Enea che diversificava i romani dagli altri popoli.
Si è concentrato sulla figura di Attico l’intervento di Emilio Giazzi, docente di Grammatica Latina, presentata da Nepote come un uomo che seppe rimanere fedele alla tradizione romana ma nel contempo essere aperto ad una visione epicurea di atarassia in una epoca di tumultuose vicende storiche. A Giuseppe Bocchi, docente di Filologia Classica, il compito di mostrare come nella pazzia del personaggio tragico senecano di Atreo anche il crimine compiuto dell’infanticidio segua nella sua lucida follia il rituale sacrificale previsto dal mos maiorum. Ha chiuso gli interventi della mattinata il professor Braga, introducendo le figure di alcune matrone romane famose che incarnano la declinazione al femminile del mos maiorum.
Nel pomeriggio largo ai relatori juniores, ovvero giovani ricercatori che lavorano con i docenti di Latino. Matteo Verzeletti, professore di liceo a Cremona, ha illustrato come Giovenale mostri all’interno delle sue satire la degradazione dell’amicizia che passa dal basarsi sulla gratuità all’utile. Dopo di lui è salito in cattedra Elia Corsini, ricercatore all’Università di Wuppertal in Germania, che ha mostrato come un nesso usato da Ovidio per riferirsi alla ricompensa per i giusti comportamenti sia stato recepito dagli autori latini successivi, soprattutto in Stazio.
Successivamente c’è stato l’intervento di Camilla Maracci, ricercatrice dell’Università di Wuppertal che ha spiegato come Ovidio abbia portato sotto i riflettori il dilemma delle donne romane divise fra il cultus della propria bellezza e il cultus della propria moralità. Infine l’ultimo intervento è stato di Caterina di Giuseppe, dottoranda presso l’Università Cattolica, la quale ha mostrato come l’ importanza dei mimi nella Roma tardo repubblicana segnali la decadenza del mos maiorum.