Dal prossimo settembre gli studenti bresciani dell’Ateneo avranno a disposizione una sede in più, situata nell’area nord della città, frutto del progetto di riqualificazione dell’ex seminario vescovile nel quartiere di Mompiano.
Un nuovo campus fatto non solo di muri ma di progetti, di educazione e di internazionalizzazione, testimonianza tangibile di come, in un momento difficile per il mondo dell’istruzione e per la società tutta (che ha toccato la sede da vicino, con la scomparsa prematura per Covid del collega Giorgio Arici), l’università abbia deciso di scommettere sui giovani e investire sulla formazione, investendo su un simbolo di rinascita in grado di generare un valore aggiunto per la città.
«Un’offerta formativa frutto del connubio tra scienze umanistiche e scienze dure e un investimento che è sia economico che culturale, sono la risposta dell’Università alla attese e alle sfide della società» ha esordito Mario Taccolini, coordinatore delle strategie di sviluppo sede bresciana che, coi suoi 4.600 studenti, ripartiti su sei facoltà, è la sede col maggior incremento di iscrizioni.
Il direttore di sede Giovanni Panzeri ha disegnato un arco temporale che, dall’avvio del cantiere, varato nell’autunno del 2019 alla presenza di autorità ed istituzioni cittadine, giunge fino a oggi. «È il maggior investimento mai fatto dalla Cattolica a Brescia, testimonianza concreta della fiducia che l’ente nutre nei confronti della città: 25 milioni di euro, di cui oltre l’80% dei lavori affidato ad aziende bresciane, e in grado di generare un impatto economico sul quartiere e sulla città connesso alla presenza del campus di circa 22 milioni di euro».