NEWS | Milano

Impegno, motivazione e risultati, la lezione di Gian Piero Gasperini

11 ottobre 2024

Impegno, motivazione e risultati, la lezione di Gian Piero Gasperini

Condividi su:

A Vertova, meno di 5mila abitanti nel cuore della Val Seriana, tra Bergamo e Clusone, qualcuno scrisse “Invadiamo l'Europa” sul muro di una rotonda della Statale 671. Era il 2019, l'Atalanta di Gian Piero Gasperini giocava per la prima volta la Champions League, in Europa non c’era ancora la guerra, e non avevamo ancora conosciuto neppure il Covid. Che proprio lì, in Val Seriana, colpì durissimo. Durante quella strana stagione, gli atalantini non invasero l'Europa. Ebbero ben altro a cui pensare. Intanto, la Dea arrivò fino ai quarti in Champions, e sfiorò la semifinale. Da allora tante cose sono cambiate, ma quella scritta a caratteri nerazzurri è ancora lì, tra il campo sportivo e il fiume Serio che scorre verso Bergamo. Resiste nel tempo, proprio come le idee di gioco e i valori che Gasperini - e la società, che lo ha sostenuto in ogni circostanza - ha trasmesso a un gruppo di uomini e di giocatori che hanno cambiato per sempre la storia dell’Atalanta.

Sono quelle idee e quei valori che hanno portato i bergamaschi a conquistare l’Europa League, lo scorso 22 maggio a Dublino, superando 3-0 l'imbattibile Bayer Leverkusen campione di Germania. Sono, prima di tutto, quelle qualità che Gasperini non è disposto a negoziare. «È davvero un onore essere qui con voi, oggi, all’Università Cattolica» esordisce l’allenatore, che festeggerà, tra una manciata di settimane, le 400 panchine con l’Atalanta. «Sono abituato a parlare con ragazzi della vostra età, ma dentro un rettangolo da 105x68. Quando sono arrivato a Bergamo, ho apprezzato subito un territorio di grande produttività, nel lavoro così come nello sport, dotato di un’etica del lavoro incredibile. E di una grande cultura del settore giovanile, forte e molto radicata sul territorio».

L’occasione è l’incontro “Impegno, motivazione e risultati tra sport, economia e università” per il quindicennale del Double-degree in “Politiche europee e internazionali - Europäische und internationale Wirtschaft”, il percorso formativo dell’Università Cattolica e della Martin Luther Universität di Halle-Wittenberg. Nel suo messaggio, la professoressa Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, sottolinea che «il consolidamento della proiezione internazionale, che si concretizza anche con l'istituzione di Double-degree, è uno degli obiettivi prioritari del nostro ateneo e della sua apertura al mondo. Con la nascita di questa esperienza di scambio, la Facoltà di Scienze politiche e sociali è stata, per molti versi, pioneristica, e i buoni risultati che si sono registrati fino ad oggi sono la dimostrazione di un’iniziativa lungimirante».

Lo «scambio», foriero di «esperienze utili per i propri percorsi di studio» e «arricchenti per i propri percorsi professionali e di vita», è da sempre insito nella magnificenza dell’aula Pio XI che ospita l’incontro. Lo ricorda bene il professor Guido Merzoni, preside della Facoltà di Scienze politiche e sociali, che mette in evidenza «la precedente storia di questa struttura, e in particolare di questa aula, nella quale vi era la biblioteca del monastero. Era lo spazio del dialogo tra i monaci e il mondo esterno, il segno tangibile dell’apertura al dialogo e allo scambio. Il nostro ospite di oggi ha fama di pretendere impegno, e di ottenerlo dai suoi giocatori. Valori e risultati sono concetti non sovrapposti». Il ringraziamento del preside Merzoni, quindi, va a mister Gasperini «per aver accettato di giocare questa partita fuori casa».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

Condividi su:


L’allenatore dell’Atalanta dialoga con Alberto Krali, docente di Lingua tedesca all’Università Cattolica, e racconta i tre ingredienti del suo successo. «Storicamente, a Bergamo l’obiettivo era la salvezza. Si lavorava con giocatori di categoria per ottenere il risultato. Ogni tanto si lanciava qualche giocatore forte, come Gaetano Scirea e Roberto Donadoni. Ma quello che, a un certo punto, ci ha permesso di andare oltre, è stata un’idea: puntare sui giovani, proporre una nuova organizzazione di gioco (un calcio moderno, ndr), ed essere consapevoli di giocare per qualcuno. Non è stato facile, nonostante la voglia della proprietà. Quando siamo partiti, ho rischiato fortemente: è andata bene». La mentalità ha fatto la differenza. «Generalmente le squadre di bassa classifica puntavano a difendersi» prosegue Gasperini. «Ho cercato di portare in campo il calcio che piace a me, aggredendo l’avversario. All’inizio non è andata sempre bene: a Milano, con l’Inter, abbiamo preso sette gol; a Zagabria ne abbiamo subiti quattro, cinque contro il Manchester City. La sera non dormivo, ma ero convinto che l’idea fosse superiore dei risultati. Lo sport, del resto, ti insegna a perdere».

Queste tre caratteristiche hanno fatto fare il salto di qualità all’Atalanta, grazie anche alla «voglia di fare qualcosa di diverso». Perché, come ripete Gasperini, «il successo e il risultato sono cose ben diverse: il risultato è alla portata di tutti, il successo arriva dopo. Il vero succo dello sport è lavorare per migliorarsi sempre, giorno per giorno. Studiando e giocando di squadra. Con capacità di reazione, accettando gli errori, che non sono sinonimo di fallimento». All’incontro, fortemente voluto anche da Mario Agostino Maggioni, direttore del Dipartimento di Economia internazionale, delle istituzioni e dello sviluppo della Facoltà di Scienze politiche e sociali e coordinatore del programma di studio, hanno partecipato Lars Börner, docente alla Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg, Battista Severgnini, docente alla Copenhagen Business School, Martin Klein, emeritus alla Martin-Luther-Universität Halle-Wittenberg.

Tra le testimonianze degli alumni del Double-degree, che sono in tutto oltre 120, Alberto ricorda «la sfida di fare la tesi in Diritto internazionale in lingua tedesca» e «la grande utilità di questo percorso, che mi ha dato la possibilità di vivere a Vienna per due anni, lavorando prima presso la Missione Permanente della Santa Sede e poi all’Osce, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa». Marta sottolinea che il Double degree è stato «molto formativo anche umanamente». Oggi lavora in un’azienda che produce acciai, si occupa di automotive e utilizza quotidianamente il tedesco. Laura, invece, invia un suo videomessaggio. Vive in Germania, e dice di aver scelto questo programma «per ampliare le mie conoscenze sulle altre culture». Dopo la laurea, ha subito trovato lavoro al Boston Consulting Group a Monaco di Baviera. Martina, infine, lavora alla Camera di Commercio Italo-Tedesca, dove è senior project manager, e suggerisce di studiare la lingua tedesca, «è un vantaggio competitivo molto forte sul mercato del lavoro».

Al termine del Double degree, gli studenti ottengono due titoli: la laurea magistrale in “Politiche Europee e Internazionali” all’Università Cattolica, e il Master of Science "Europäische und internationale Wirtschaft" alla Martin Luther Universität di Halle-Wittenberg. «Oggi mi porto a casa due insegnamenti straordinari» conclude il professor Merzoni. «La capacità di reagire, di non buttarsi giù quando le cose non vanno bene, e il coraggio, che permette di vincere la paura». Quelle qualità che a Bergamo non mancano di certo, dentro e fuori dal campo. Come il mondo intero ha imparato, durante la pandemia. L’Atalanta di Gasperini ce lo ha ricordato, proprio contro i campioni di Germania, in una notte di primavera, all'Aviva Stadium di Dublino. La notte in cui la Dea è entrata, definitivamente, nella storia.

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti