La presenza di ottimi docenti e l’aver trovato una proposta formativa che al meglio corrispondeva ai propri interessi e desideri è il fil rouge che lega i due percorsi di studio in Università Cattolica di papà Claudio e sua figlia Alessandra, che riconosce come valore aggiunto della sua laurea triennale e specialistica in Scienze della comunicazione «l’aver potuto studiare con professori di eccellenza con background internazionali, l’aver potuto fare esperienze direttamente in aziende fuori dall’ambito accademico e - durante le elaborazioni delle tesi, grazie ai contatti che la Cattolica ha con il mondo del lavoro – l’aver potuto contattare realtà aziendali di alto livello». Tutto ciò per Alessandra ha contribuito alla sua “approfondita formazione accademica” dove rilevante – anche per quanto riguarda le possibili scelte da prendere in vista del proprio futuro lavorativo – sono stati gli insegnamenti di professori come «Fausto Colombo, che è stato il relatore della mia tesi, intitolata La distribuzione digitale: problemi e opportunità del formato Mp3, per la laurea triennale e Bruno Lamborghini, mio relatore per la tesi sul tema La convergenza digitale nelle telecomunicazioni: strategie d’impresa e modelli di business emergenti, elaborata per la laurea specialistica, che mi ha fatto comprendere che cosa significasse il lavoro in azienda, strada che poi ho voluto perseguire». Un ricordo speciale l’alumna Alessandra lo riserva inoltre per i professori Mario Maggioni «che mi ha fatto piacere l’economia politica» e Vittorio Emanuele Parsi «che mi ha insegnato ad analizzare con occhi e pensiero critico temi di attualità e di storia recente».
Dalle parole e i ricordi di Alessandra traspare il riconoscimento di quanto il suo percorso di studi le ha dato in termini culturali e di formazione personale. «Il mio percorso è stato un po’ particolare: quando ho iniziato esisteva ancora il vecchio ordinamento, secondo il quale il corso si articolava in cinque anni. Si trattava comunque di un corso ancora sperimentale, avviato un anno prima della mia immatricolazione, era a numero chiuso e l’ammissione era soggetta a un test. Erano i primi anni 2000, in piena era della net economy, internet, la digitalizzazione, i nuovi media, la Comunicazione come professione del futuro erano i temi caldi del momento, come sono oggi il cambiamento climatico e l’intelligenza artificiale, per intenderci. Insomma, c’erano molte aspettative legate a questo corso, così come molte erano le opportunità che mi aspettavo di cogliere. E devo dire che così è stato: ho conosciuto e studiato tematiche innovative, imparando e acquisendo le basi tecniche e i metodi per poterli comprendere e affrontare con spirito critico».
Ma in particolare l’alumna sottolinea come sia stato un percorso che le ha insegnato ad affrontare i cambiamenti, da diversi punti di vista: «Cambiamenti esogeni dovuti al fatto che, durante il mio percorso di studio, la Facoltà ha deciso di passare al nuovo ordinamento, dividendosi in laurea triennale e laurea specialistica. Io e i miei compagni avevamo diversi dubbi a riguardo, ma abbiamo abbracciato il cambiamento e la flessibilità che questa nuova organizzazione degli studi poteva dare. E se molti studenti, dopo la triennale, hanno deciso di proseguire o in altre facoltà o iscrivendosi a master o scuole di specializzazione, io invece sono rimasta nella stessa facoltà per proseguire con la laurea specialistica offerta».
E qui avviene il secondo cambiamento che Alessandra descrive più “interiore”: «Sono partita con la convinzione di coltivare studi umanistici, nel campo dei media - ambito che ho approfondito con passione grazie ai professori avuti nel mio corso di laurea -, tuttavia accostandomi alle materie economiche, giuridiche e più orientate al lavoro in azienda, mi sono resa conto che quello era il settore che più mi interessava come sbocco professionale». Sostanzialmente l’alumna è conscia che aver frequentato un percorso multidisciplinare le ha permesso «non solo di soddisfare la curiosità per tante materie e apprendere diverse metodologie di analisi e approfondimento, ma soprattutto di mettere meglio a fuoco dove volevo andare».
Ad arricchire i suoi anni di studio in Cattolica e a rendere completa la sua formazione sono stati per Alessandra, inoltre, l’esperienza Erasmus in Finlandia, dove oltre a migliorare il proprio inglese, si è dovuta confrontare con una cultura, uno stile di vita, un’impostazione universitaria completamente differente, nonché con gente proveniente da tutto il mondo e tutto ciò le è tornato molto utile quando «nel mondo del lavoro ha dovuto interagire con team internazionali».
«Non solo utili ma necessari sono stati invece gli stage - afferma Alessandra – per comprendere meglio logiche e necessità del mondo del lavoro e soprattutto per arrivare meno disorientata alla fase post laurea, così come sono stati fondamentali per acquisire alcune competenze che hanno fatto la differenza nei colloqui di selezione all’inizio della mia carriera».
Una carriera decisamente brillante; dopo infatti un primo stage curriculare in un’agenzia di comunicazione, un altro in un ufficio stampa e un’esperienza di consulenza, l’alumna della Facoltà di Scienze politiche e sociali entra come product manager in una importante azienda multinazionale di telefonia, successivamente passa in un’altra grande multinazionale dove si occupa di product management per gli smartphone e di progetti di innovazione in ambito marketing e vendite per arrivare oggi ad essere manager in una multinazionale dell’energia: «Dove mi occupo a 360 gradi di una business digitale dedicata alla clientela domestici, seguo il marketing strategico, l’innovazione di prodotto, il pricing e la gestione del parco clienti».
Le parole e i ricordi di Claudio e Alessandra testimoniano non solo il valore dello studio e dell’aver conseguito una laurea in Cattolica, ma anche il riconoscimento di aver vissuto un’esperienza autentica ricca di interessi, conoscenza, emozioni e di tante altre storie dentro e fuori l’Ateneo.
Una di queste storie la rievoca papà Claudio che racconta di suo suocero, Giovanni Balzarotti, che lavorò come operatore di portineria all’Università Cattolica, dall’anteguerra fino al 1955 quando – a soli 39 anni – morì improvvisamente per una grave malattia, lasciando sei figli ancora in tenera età. «Giovanni nei suoi ultimi giorni di agonia fu sempre lucido e poco prima di morire ricevette la visita di monsignor Sergio Pignedoli, allora vescovo ausiliario di Milano, accorso al suo capezzale probabilmente per conto del rettore e fondatore dell’Ateneo padre Agostino Gemelli» ricorda Claudio, aggiungendo che l’anno dopo, l’8 dicembre 1956, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico Padre Gemelli annunciò che il Consiglio di Amministrazione dell’Università aveva conferito la medaglia d’oro “alla memoria di Giovanni Balzarotti, che era stato sempre zelante nel suo lavoro a servizio dell’Università Cattolica”.
Un’altra storia personale che parla di emozioni, sentimenti ma soprattutto di orgoglio e soddisfazione, la racconta sempre papà Claudio e riguarda quando, il 18 dicembre 2003, sua figlia Alessandra conseguì la laurea triennale con lode: «Rividi dopo tanto tempo la mia università, sempre più bella, più grande e moderna, fedele sempre comunque al suo spirito». A ricordo di quella bella giornata e come omaggio a sua figlia - che brillantemente era ora anche lei una alumna dell’Ateneo del Sacro Cuore - Claudio compose un sonetto in dialetto lombardo dedicato proprio alla “sua Cattolica”...