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C'è spazio per l'intelligenza dell'uomo nella cyber società
I docenti dell’Università Cattolica al Meeting di Rimini riflettono sul ruolo dell’uomo dentro un mondo sempre più plasmato da tecnologia e algoritmi
| Michele Nardi
21 agosto 2022
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La sua vita è stato un incontro continuo e il Meeting di Rimini è un approdo quasi naturale per la sua storia. La mostra curata da Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori su Armida Barelli, la co-fondatrice dell’Università Cattolica del Sacro Cuore proclamata beata lo scorso 30 aprile, è stata inaugurata domenica 21 agosto nello stand dell’Ateneo presente alla quarantatreesima edizione della kermesse di Comunione e Liberazione.
I pannelli sono ispirati alla graphic novel "Armida Barelli. Nulla sarebbe stato possibile senza di lei" e raccontano la sua vita e le sue opere emerge il ritratto di una donna straordinaria, capace di muoversi e di incidere in un contesto socio-culturale difficile e ancora rigidamente in mano agli uomini come quello del primo Novecento in Italia. Oltre alla fondazione dell’Ateneo dei cattolici italiani Barelli è stata l’artefice della Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica, creata girando l’intera penisola in treno per coinvolgere centinaia di migliaia di giovani ragazze nella vita sociale del Paese. Un movimento che arriverà a contare mezzo milione di iscritte negli Anni Quaranta
«Sento molto mio il suo modo di affrontare la questione femminile -ha dichiarato Letizia Caccavale, presidente del Consiglio per le Pari Opportunità della Lombardia-. Ha mobilitato migliaia di donne non partendo da una rivendicazione di diritti ma dalla valorizzazione dell’unicità della donna, tenendo assieme tradizione e modernità unendo impegno nella vita sociale e politica con l’importanza di famiglia e maternità. La Provvidenza ha fatto sì che abbia affidato al Sacro Cuore l’Università Cattolica: nelle mani dei soli uomini sicuramente quest’opera si sarebbe sciupata».
Per Aldo Carera, direttore dell’Archivio per la storia del movimento sociale cattolico in Italia “Mario Romani”, quello di Armida Barelli è un vero percorso di santità: «Lei e Padre Agostino Gemelli fondando la Cattolica si sono fatti carico del problema della cultura liberale, che in Italia non consentiva l’emancipazione delle persone. Ebbero il coraggio di andare controcorrente. Inoltre Barelli aveva la capacità di coinvolgere perché le sue parole riflettevano la sua esperienza: parlava, addirittura al Colosseo, spiegando e argomentando, non aveva bisogno di usare slogan».
Per il docente di Teologia dell’Ateneo don Stefano Alberto la straordinarietà della vita di Barelli si riflette nella nascita dell’Ateneo: «La Cattolica venne fondata per iniziativa di sei persone diversissime tra loro unite da un grande scopo ideale ma fu subito percepito dal popolo come qualcosa di suo. La gente comune, i mendicanti, portavano i loro soldi ad Armida non solo perché era l’economa ma perché lei e la sua fede erano affascinanti. Questo è il senso più essenziale di cattolicità, che significa “per tutti”. Mantenere la sua originalità è la sfida più grande per la Cattolica oggi».
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