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L’Università Cattolica tra Gerusalemme, Atene e Roma

23 novembre 2022

L’Università Cattolica tra Gerusalemme, Atene e Roma

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Gerusalemme, Atene e Roma sono i “crinali” lungo i quali si è sviluppata l’inaugurazione dell’anno accademico 2022-2023, con il conferimento in Aula Magna della laurea honoris causa in Scienze dell’antichità al Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente emerito del Pontificio Consiglio della Cultura. Ed è stato lo stesso Ravasi a invitare l’Università Cattolica del Sacro Cuore a proseguire nel cammino iniziato più di cent’anni fa. Nel discorso inaugurale della cerimonia di mercoledì 23 novembre, il Rettore Franco Anelli ha voluto aggiungere Roma, emblema della civitas e della res publica, al binomio proposto dal Cardinale nella sua prolusione intitolata Cosa hanno in comune Gerusalemme e Atene? L’umanesimo cristiano antico. «L’Ateneo – ha affermato il Rettore Anelli – ha una posizione baricentrica rispetto a queste tre simboliche “città” perché si sforza di coniugare scienza (Atene), servizio alla società (Roma), tensione ideale verso la ricerca di un senso ultimo (Gerusalemme)».

Il tema è stato ripreso nel suo saluto inziale dal Ministro dell’Università e della Ricerca Annamaria Bernini: «L’Università Cattolica, nei suoi cento anni, è diventata un esempio di come la fede e la scienza, ma più in generale i saperi tecnici e quelli umanistici possano essere alleati preziosi gli uni degli altri». Forte di questa tradizione, l’Ateneo è chiamato a rendere ancora più attuale la missione individuata dai suoi fondatori, missione così sintetizzata dal Ministro Bernini: «Concorrere a formare cittadini liberi, retti e con una solida integrità».


Dopo aver ringraziato l’Università Cattolica per la laurea honoris causa, che «rappresenta il suggello ideale» del suo percorso di studi e di vita «a poca distanza dai miei 80 anni», il Cardinale Ravasi ha ribadito l’importanza di ravvivare il dialogo tra umanesimo classico e umanesimo cristiano. Richiamando il rapporto di ambivalente dialettica tra «duello» e «duetto» di Paolo di Tarso con il mondo greco e dei padri della Chiesa con la cultura del loro tempo, il laureato honoris causa ha esortato a «imparare dall’esperienza dell’antichità cristiana» per «camminare sul crinale, con i piedi piantati nel cristianesimo ma lo sguardo rivolto anche sull’altro territorio».

Rivivi i principali momenti della cerimonia: la playlist

Nelle parole di Petrarca, il sapiente è «colui che sa guardare sia avanti sia indietro». Per l’Arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Toniolo di Studi superiori monsignor Mario Delpini, il sapiente di oggi è chiamato a «custodire il passato come un’inesauribile risorsa per il futuro». Un metodo che, per Ravasi, è da riprendere a maggior ragione nell’epoca attuale, segnata «dagli orizzonti inediti dell’intelligenza artificiale e dalle tentazioni del trans-postumanesimo», per loro natura «portati a guardare solo avanti». In conclusione, il Cardinale ha proposto un accostamento tanto suggestivo quanto sorprendente tra la lezione del grande scrittore argentino Jorge Luis Borges e il celebre discorso di Stanford nel quale Steve Jobs aveva ammesso che «la tecnologia da sola non basta: è il connubio tra scienza e umanesimo che fa sorgere un canto dal cuore».


Sono gli stessi valori che alimentano la missione di una università, che, ha spiegato il Rettore Anelli, si distingue «da un’agenzia di formazione» per «lo sforzo di infondere cultura». Un compito che si radica in tre fattori: «l’essere sintesi di ricerca scientifica ed educazione»; «l’essere comunità educante» («le università producono capitale umano perché sono, o nella misura in cui riescono a essere, giacimenti di capitale umano, quello dei docenti e degli studenti: l’università dematerializzata non ha un luogo, non ha un corpo docente, bensì una serie di conferenzieri, e non ha una comunità di studenti in dialogo tra loro e con i docenti»); «la reputazione, fatta di qualità nella ricerca e nella didattica, e di capacità di virtuosa relazione con il contesto sociale». Secondo il Rettore Anelli, «le università non a caso sono in un luogo, perché appartengono a una comunità, ne promuovono i valori, ne formano la classe dirigente. In altre parole, la reputazione consiste nella riconosciuta capacità di creare valore pubblico». Da ultimo, ha sostenuto il Rettore, la vera «legacy è testimonianza di una presenza, che trova fisica manifestazione nei nostri campus».

Parlando dei frutti di medio e lungo periodo della missione educativa dell’Ateneo, il Rettore Anelli ha fatto cenno al «difficile percorso avviato anni or sono e coltivato senza interruzione e senza risparmio di energie» che «sta finalmente approdando all’affidamento dei lavori per la ristrutturazione dell’ala Santa Valeria e all’apertura del cantiere della caserma Garibaldi di piazza Sant’Ambrogio. «Un progetto coerente con le linee guida del Comune di Milano sullo sviluppo urbanistico, che eviterà il consumo di suolo e contribuirà a far crescere l’attrattività della città», ha affermato il Sindaco Giuseppe Sala, identificando nell’Ateneo cattolico «un punto fermo insostituibile» capace di «regalare a Milano un secolo di formazione».

Un articolo di

Paolo Ferrari e Katia Biondi

Paolo Ferrari e Katia Biondi

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