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La greenway della siderurgia riduce, recupera e converte

11 aprile 2022

La greenway della siderurgia riduce, recupera e converte

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Tra i settori più complessi da migliorare dal punto di vista della sostenibilità, nell’immaginario collettivo la siderurgia è percepita come impattante per l’ambiente e lontana da una visione green.

Eppure «le acciaierie non sono tutte brutte, sporche e cattive».

Lo ha raccontato, e dimostrato, Giovanni Marinoni, vice presidente del colosso bresciano Ori Martin Spa, che nell’incontro inaugurale del ciclo Pratiche di sostenibilità ha enunciato dati ed esempi concreti di come il comparto bresciano abbia risposto alla sfida lanciata dall’Unione Europea.

Fondata nel 1933 l’azienda è oggi un’acciaieria a forno elettrico (differenziandosi da quelle alimentate a carbone) che produce acciai speciali destinati ai settori automotive, meccanica, energia e costruzioni.

«Noi non estraiamo metalli: al contrario, la nostra forza è il recupero di questi ultimi, dei residui di lavorazioni meccaniche e di scarti come elettrodomestici. Il 90% delle risorse utilizzate è materia riciclata, re-immettiamo nel ciclo produttivo ciò che sarebbe destinato alla discarica» spiega Marinoni.

Dall’impianto che preriscalda questi rottami derivano fumi caldi fino a 1200° che l’azienda ha pensato di non sprecare, convertendo il calore in energia elettrica.

«Anni di studi condotti al fianco di A2A e di uno spin off dell’Università Bocconi ci hanno portato a progettare lo scambiatore termico con cui oggi produciamo quantità di calore (ceduto ad A2A) pari al consumo annuale di 2mila famiglie. Una sorta di “calorifero” da 12 milioni di euro, che un altro player bresciano del settore ci ha copiato…e ne siamo ben contenti» riporta il vice presidente.

Sul fronte dell’inquinamento acustico l’azienda bresciana ha investito 1,5 milioni per l'impianto di coibentazione in fibra di vetro che mitiga sonorità potenzialmente moleste per gli abitanti del quartiere in cui ha ha sede lo stabilimento. Oltre 4 sono i milioni destinati nel 2020 alla realizzazione di un impianto fotovoltaico da 53 MW che ha permesso di risparmiare oltre 130mila tonnellate di CO2, mentre altri milioni sono annualmente destinati alla manutenzione dei filtri per l’abbattimento delle polveri sottili che hanno permesso a Ori Martin di attestarsi al 95% sotto ai limiti di legge. «Il tetto UE è del 5%, noi siamo allo 0,3%» fa sapere Marinoni.

Altro capitolo, quello delle risorse idriche. L’acqua passa attraverso un impianto di raffreddamento e viene recuperata per osmosi, permettendo di ridurre i consumi «dal 30 al 64% per tonnellata, a seconda degli stabilimenti» precisa Marinoni.

Dati alla mano, quello di una siderurgia che contrasta con l’approccio eco friendly parrebbe «più che altro un problema di comunicazione, dettato dalla complessità di raccontare processi tecnici e organizzativi, difficili da sintetizzare in un claim pubblicitario» riflette Maria Luisa Venuta, Sustainability Project Coordinator, ARB S.B.P.A.

Ilaria Beretta, docente di Sociologia dei sistemi territoriali e dell'innovazione alla facoltà di Scienze politiche e sociali, nel dare l’appuntamento ai prossimi incontri sul tema della sostenibilità declinata nei settori Turismo-Agricoltura, Automotive e Finanza (in programma il 13 aprile, 11 maggio e 18 maggio) ha inquadrato la questione nel contesto geo-politico generale.

«Da prima della guerra in corso la transizione ecologica è una sfida importante e ardua sia per la società civile che per gli operatori economici chiamati a rispondere alle politiche chiave europee. Compito dell’Università è quello di interpretare le linee strategiche UE e fare da ponte con le parti sociali del territorio».

Un articolo di

Bianca Martinelli

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