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La Web App che “ricrea” gli antichi mosaici

21 giugno 2023

La Web App che “ricrea” gli antichi mosaici

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La sede bresciana della Cattolica con Fondazione Brescia Musei e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Province di Bergamo e Brescia aggiungono un ulteriore tassello al mosaico della loro lunga, felice e ormai collaudata sinergia.

La metafora non è casuale, dal momento che l’ultimo ritrovato è una digital visitor experience in cui la realtà aumentata contribuisce alla ricostruzione, visione e dunque valorizzazione di sedici dei diversi mosaici romani provenienti dalle Domus bresciane, conservati al Museo di Santa Giulia.

Il progetto “Proiezioni dal passato” - finanziato col contributo della Direzione di Sede della sede di Brescia e del Dipartimento di Scienze Storiche e Filologiche – ha il suo perno nello studio e nella valorizzazione del patrimonio musivo della città di Brescia.

L’obiettivo? Migliorarne la fruizione grazie alle potenzialità della grafica computerizzata.

Per «tutto il lavoro pregresso all'app» è stato previsto il coinvolgimento sul campo di cinque studenti del corso di Archeologia Classica: Francesco Tonoli, Alessandro Mabellini, Martina Bertazzi, Leonardo Binda, e Giovanni Franceschini.

Con il coordinamento della professoressa Chiara Tarditi, il gruppo ha studiato e ricostruito la bibliografia spesso lacunosa dei numerosi frammenti musivi esposti nella sezione del Museo cittadino dedicata all’edilizia privata in età romana.

La ricerca si è concentrata sul reperimento e sulla verifica delle informazioni relative alla categorizzazione, date e condizioni del rinvenimento ne contesto di scavi poco documentati, descrizione del motivo decorativo e delle collocazione e funzione all’interno dell’originaria architettura complessiva.

«Nel Museo di Santa Giulia a Brescia si conserva un significativo insieme di mosaici di epoca romana provenienti da diverse domus indagate in città nel corso degli anni, a partire da ritrovamenti casuali dell’800. Si tratta di reperti databili tra il I e il III sec. d.C.: conservati in modo più o meno lacunoso, furono asportati dall’originario contesto di rinvenimento» ha precisato la prof.ssa Tarditi

Il passo successivo ha riguardato «l’ingegnerizzazione dei dati raccolti dagli studenti, mettendo in mettendo in relazione i brani musivi col loro contesto d’appartenenza» ha specificato Francesca Morandini, conservatore delle collezioni archeologiche della fondazione.

La ricostruzione dei vani nei quali erano originariamente collocati i mosaici sono quindi state elaborate partendo da un rilievo tramite laser scanner, procedendo quindi ad un’elaborazione fotogrammetrica e alla ricostruzione in 3D degli ambienti, in diversi casi con un’ipotesi di integrazione grafica che migliora la leggibilità dei motivi decorativi.

Il risultato è da oggi visibile tramite la WebApp EasyGuide del Museo di Santa Giulia, scaricabile da smartphone o tablet. Inquadrando l’apposito QR-code il visitatore potrà entrare nel mondo digitale parallelo del percorso tematico di visita dedicato ai mosaici.

Partendo dal dato archeologico, si è voluto così offrire al visitatore una immagine suggestiva e coinvolgente dell’originario aspetto degli ambienti, integrando in alcuni casi i frammenti originari con ricostruzioni che consentono una migliore comprensione sia del tessuto musivo che delle dimore romane.

Per gli studenti si è trattata di una preziosa esperienza di lavoro sul campo «che ricerchiamo il più possibile, poiché l’apprendimento è un mix di teoria e pratica» secondo il direttore della sede bresciana Giovanni Panzeri.

Il lavoro di restituzione visiva «che come Soprintendenza speriamo sia solo il primo di progetti di questo tipo» ha affermato l’archeologa Serena Solano è stato fatto «non su un dettaglio, bensì su un filone – quello dell’età romana – che più ci caratterizza e definisce come Museo» ha fatto notare il direttore Stefano Karadjov.

Un articolo di

Bianca Martinelli

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