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Leonardo Fornaroli, il primo pilota italiano campione della Formula 3 studia in Università Cattolica

18 novembre 2024

Leonardo Fornaroli, il primo pilota italiano campione della Formula 3 studia in Università Cattolica

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Il lungo sorso di Trentodoc, sul podio sospeso sopra il rettilineo dell’autodromo di Monza, ha il profumo fresco e intenso della vittoria. Leonardo Fornaroli è appena entrato nella storia, diventando il primo pilota italiano a vincere il Campionato FIA di Formula 3. Lo ha fatto all’ultima curva, la Parabolica recentemente dedicata a Michele Alboreto, al termine di una gara pazzesca, ostinata e pervicace. «Partivo primo, sapevo che il mio potenziale era molto buono. Ero abbastanza tranquillo» racconta il pilota piacentino, che compirà vent’anni il 3 dicembre e studia Economia all’Università Cattolica nel campus di Piacenza. «Dopo un incidente all’Ascari, è entrata in pista la safety car. Ho visto subito che la variante si era sporcata molto, era piena di ghiaia. Alla ripartenza, appena sono passato sulla traiettoria ideale ho perso completamente il controllo della macchina e ho dovuto tagliare la curva, cedendo tre posizioni». 

Il sangue freddo, la gara ancora lunga e il suo passo, buono, non hanno spento la speranza del pilota del Team Trident. «Quando cerchi di fare questi recuperi, danneggi le gomme. Infatti sono arrivato agli ultimi due giri in difficoltà rispetto ai due piloti che precedevo, Gabriele Minì, che si giocava il titolo con me, e Christian Mansell. Ma quando mi hanno comunicato via radio che virtualmente avevo perso il primato in classifica, è stata una doccia fredda». Rimaneva un giro e mezzo prima della fine del campionato. «Prima della gara ero sicuro di vincere il titolo» racconta il pilota piacentino. «Non potevo accettare di perderlo in quel modo. Mi sono passate in testa tantissime cose. Allora mi sono detto: “Vada come vada, ma all’ultima curva ci provo”. Alla Parabolica mi sono lanciato alla disperata su Mansell. Per fortuna, l’australiano mi ha visto negli specchietti ed è stato corretto nel mantenere la traiettoria, lasciandomi lo spazio all’interno». 

Quel sorpasso, all’ultima curva, gli è valso il titolo. «È stato davvero speciale» prosegue Fornaroli. «Sarebbe stato più tranquillo prenderselo con una bella vittoria, ma le cose semplici non mi piacciono». Proprio per questo, Leonardo ha accettato senza batter ciglio la sfida di correre in Formula 2 nella prossima stagione. Un campionato di altissimo livello, quello dove non è mai stata una passeggiata nemmeno per Andrea Kimi Antonelli, un altro talento italiano, pronto al debutto in Formula 1, tra poche settimane, sulla monoposto affidata fino a oggi a Sir Lewis Hamilton

 

«Con il Team Trident mi sono trovato benissimo fin dal primo giorno di test, mi hanno fatto sentire parte della famiglia, permettendomi di pensare solo a dare il meglio» racconta Fornaroli, prossimo alla conclusione del rapporto triennale con la scuderia con cui ha gareggiato in Formula Regional European nel 2022 e dall’anno seguente in Formula 3. «Dalla prossima stagione passerò a Invicta Racing, lasciare un top team di Formula 3 per un top team in Formula 2 è il massimo per me. Non vedo l’ora di scendere in pista». Prima, c’è tempo per dare qualche esame. «È molto bello che l’università cerchi di aiutare gli atleti che vogliono continuare a studiare mentre hanno una carriera agonistica importante» racconta Leonardo, seduto al centro della piazzetta del campus di Piacenza, parlando del programma Dual Career al quale partecipa anche un altro giovane talento del Motorsport, Cesare Tiezzi, campione italiano Moto3 nel 2022, oggi pilota del Team Eagle-1 nel FIM JuniorGP.

«Questo programma mi ha aiutato tantissimo nell’organizzazione degli esami e dello studio» prosegue Fornaroli. «Senza questo percorso dedicato a noi studenti-atleti sarebbe stato tutto molto più difficile. Per questo ringrazio di cuore la professoressa Anna Maria Fellegara per il grandissimo consiglio che mi ha dato quando mi ha suggerito di parteciparvi. Ho scelto l'Università Cattolica perché anche mio papà si è laureato qui, e proprio lui mi ha consigliato di iscrivermi in questo ateneo per la qualità dei docenti e degli insegnamenti. E poi qui, grazie alle lezioni in presenza, imparo molto di più e rimango concentrato».

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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La concentrazione di Leonardo, a breve, dovrà spostarsi sui test post-season di Abu Dhabi, dall’11 al 13 dicembre, nei quali prenderà contatto con la nuova monoposto. Mentre i test pre-season di Barcellona, a febbraio, precederanno l’inizio del campionato, a Melbourne. «Una delle mie piste preferite, nella quale sono sempre andato molto forte» sorride Fornaroli, che freme dalla voglia di provare anche i quattro circuiti del calendario di Formula 2 sui quali non ha mai corso. «In Qatar e ad Abu Dhabi ho girato al simulatore, mi sono trovato subito bene. Mentre potrei avere qualche difficoltà in più sulle altre due piste, Jeddah e Baku, che sono circuiti cittadini molto veloci e insidiosi». 

Il tracciato più emozionante, per lui, rimane Spa- Francorchamps. «È una pista bellissima in ogni condizione» spiega. «Un posto in cui il meteo è sempre incerto, dove è frequente trovare la pista umida con le gomme d’asciutto. Sulla quale sei sempre al limite. E poi c’è l’Eau Rouge- Raidillon, una mitica esse che è abbastanza semplice con le Formule perché sono macchine molto leggere e si fa in pieno». A lui piace moltissimo la Pouhon. «È un doppio sinistra centrale, una curva veramente velocissima. Con la Formula 3 si sfiora appena il freno per portare dentro più velocità possibile, e poi si galleggia con la macchina al limite. È una delle mie curve preferite in assoluto».

Immergersi nell’abitacolo, per Leonardo, è «una scossa di tensione», ma «man mano che la sessione si avvicina, la tensione scende. È come se mi chiudessi in una cupola insieme alla macchina, in quel momento siamo solo io e lei, non c’è nient’altro attorno. Poi si parte, e sono nel flow, e penso solamente a dare il massimo». Tra i suoi punti di forza, Fornaroli cita «la costanza, e saper rimanere tranquillo nei momenti di difficoltà». Poi ammette: «Quest’anno sono cresciuto molto in qualifica, nell’essere veloce fin da subito, e nella gestione delle gomme». Lo si è visto bene anche a Monza, la pista dove ha ottenuto la sua prima fila in qualifica, dove è salito per la prima volta sul podio e, adesso, dove ha conquistato il primo titolo in carriera. Con un soprasso all’ultima curva, qualche minuto prima di quel lungo sorso dalla magnum di Ferrari, sospeso sopra i 1.194 metri del rettilineo nel cuore del parco di Monza. La sua «pista di casa», quella dove, per la prima volta, ha fatto sventolare il Tricolore. Entrando nella storia del Motorsport.

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