NEWS | L'anniversario

Papa Francesco e la cura della “casa comune”

10 marzo 2023

Papa Francesco e la cura della “casa comune”

Condividi su:

Nei suoi dieci anni di pontificato, che si celebrano lunedì 13 marzo, Papa Francesco ha preso importanti posizioni circa le questioni ambientali, sempre più fondamentali. Come testimonia l’Enciclica Laudato si’, pubblicata il 18 giugno 2015. Insieme alla professoressa Alessandra Vischi, docente di Pedagogia generale e sociale e direttrice del Master Gestione e comunicazione della sostenibilità, abbiamo approfondito il messaggio del pontefice sui temi dell’ecologia e della sostenibilità.

Quali sono gli elementi centrali dell’Enciclica?
«Papa Francesco è molto pragmatico e ha una chiara idea di quello che sta accadendo al nostro pianeta. Nell’Enciclica propone tre strade: la cura dell'ambiente naturale, quindi la casa comune; la cura delle persone, quindi la cura di sé stessi e anche la cura degli altri; poi la cura del rapporto tra Dio, gli esseri umani e la terra. Il pontefice sa bene quali sono le questioni ambientali, sociali ed economiche e per cui propone una crescita, ma una crescita che sia sobria e compatibile con i limiti del nostro pianeta. Propone poi una solidarietà universale attraverso il dialogo, attraverso la collaborazione e la creazione. E propone poi una conversione ecologica: ciò significa poter modificare gli stili di vita e di consumo nella prospettiva dell'ecologia integrale o, in maniera forse più larga, potremmo dire della sostenibilità. E quindi stili di vita e di consumi produttivi che siano rispettosi della terra e delle persone».

Cosa intende il Papa per “ecologia integrale”?
«Non la definisce in modo chiaro, ma leggendo fra le righe potremmo definirla come uno sguardo ampio che permette di comprendere che tutto è connesso. E quindi riuscire a tenere insieme le diverse questioni che accadono oggi, occuparsi e quindi avere rispetto delle generazioni attuali, ma anche delle generazioni future. È uno sguardo che è un senso di responsabilità e di assunzione di responsabilità».

Nell’Enciclica, Papa Francesco evidenzia che la Terra (chiamata appunto “casa comune”) oggi è un luogo saccheggiato e maltrattato e richiede una “conversione ecologica”. In cosa consiste questa conversione e cosa suggerisce di fare il Papa?
«Conversione nel senso di cambiare direzione. Quindi bisogna abbandonare assolutamente e immediatamente un modello di sviluppo che è centrato sullo sfruttamento delle persone delle risorse e che vede anche ad esempio la cultura dello scarto e anche qui la parola “scarto” ha a che fare non soltanto con le cose ma anche con le persone. Scegliere quindi un modello di sviluppo che si prenda cura del mondo e di tutte le persone, della dignità umana e della nostra casa comune».

Nel capitolo IV, Papa Francesco scrive che la crisi ambientale e quella sociale non sono separate ma si tratta di una complessa crisi socio-ambientale. Cosa significa?
«Per Papa Francesco tutto è connesso e forse questo “tutto è connesso” ci permette anche di cogliere il metodo con cui ci accostiamo allo studio della realtà. Se tutte le dimensioni del vivere sociale sono tra loro interconnesse, il sistema nel quale viviamo ha una a un livello di complessità molto alto. Allora non possiamo intervenire con visioni settoriali ma dobbiamo utilizzare un approccio che sia interdisciplinare. Quindi studiare fenomeni ambientali significa non considerare soltanto gli elementi atmosferici, il cambiamento climatico, la siccità ma occorre considerare che legati a questi fenomeni ci sono anche dimensioni sociali ed economiche. Ambiente umano e ambiente sociale si degradano insieme, uno influenza l'altro. Quello che dice Papa Francesco è che la vera crisi prima ancora di essere ambientale, è una crisi antropologica, una crisi personale che riguarda i valori e allora nel momento in cui degrada l'ambiente, degrada anche l'uomo e viceversa. Ma dice anche una cosa molto positiva: la persona anche potenzialmente è capace di promuovere e di realizzare la conversione ecologica e quindi c’è un messaggio di speranza che invita a educare. Educare ad agire concretamente per la conversione ecologica».

È il primo pontefice ad occuparsi così da vicino di questioni ambientali? Come mai, secondo lei, questa forte scelta?
«Ha fatto una scelta straordinaria già nella scelta del nome perché “Francesco” ha voluto dire vicinanza con la casa comune, vicinanza con le persone e soprattutto il servizio agli altri. Non è il primo ad occuparsi di questioni ambientali, ma sicuramente è quello che l'ha fatto con maggiore evidenza, anche per il fatto che ci troviamo in una situazione dal punto di vista ambientale e sociale che richiede un intervento forte».

«Questi temi erano stati già affrontati da Benedetto XVI ma anche Giovanni Paolo II, ad esempio nel 1990 in un messaggio per la pace, parlava di conversione ecologica. E Paolo VI ha avuto il merito, nel 1967, di parlare di sviluppo umano integrale, concetto che poi riprenderà Papa Francesco. Ecco, non è il primo. Sicuramente ha alle spalle la dottrina sociale della Chiesa che negli anni ha portato avanti. E auspico che non si fermerà con lui».

 

 


Foto di Casey Horner su Unsplash

Un articolo di

Rachele Callegari e Eugenia Durastante

Scuola di giornalismo

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti