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Passione Terzo Settore, il non profit piace ai giovani

23 gennaio 2025

Passione Terzo Settore, il non profit piace ai giovani

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L’amore per il proprio lavoro è la base su cui fondare la nostra società, aveva detto, qualche anno fa, il Premio Oscar Roberto Benigni. Deve averlo ascoltato attentamente la Generazione Z, perché è sempre più pervasiva l’attenzione dei più giovani verso un settore chiave della nostra società, il non profit, visto già tra i banchi dell’università «come sbocco occupazionale prioritario e intenzionale». Lo spiega Ivana Pais, docente di Sociologia economica, nell’ambito del kick-off della nuova edizione di Vivere il Terzo Settore, il progetto ideato da un gruppo di studenti dell’Università Cattolica (Carlotta Marino, Nicole Fregapane, Giovanni Negri e Silvia Salice), provenienti dalle Facoltà di Psicologia e di Economia. Il progetto offre agli studenti dell’ateneo l’opportunità di conoscere e lavorare in realtà ad alto impatto sociale, in collaborazione con Cattolicaper il Terzo Settore, Stage&Placement e Cattolica International, documentando l’esperienza formativa, con il supporto di TechSoup, attraverso i canali de Il Sole 24 Ore, nella cui redazione gli studenti saranno protagonisti anche di una giornata di formazione

La fase di selezione per gli stage, round 2025, è aperta. Tra gli studenti che hanno partecipato al progetto, Laura Sconfietti ha svolto lo stage a Dynamo Camp, la fondazione che ha l’obiettivo di offrire gratuitamente programmi di terapia ricreativa a minori affetti da patologie gravi o croniche, disturbi del neurosviluppo o condizioni di disabilità. Laura pensa che «i giovani possano essere determinanti» per il futuro del Terzo Settore. E che «la buona comunicazione» sia sempre più importante nel non profit.

 

«Abbiamo rilevato un’attenzione sempre maggiore, da parte dei lavoratori, nei confronti del mondo del Terzo Settore» prosegue la professoressa Pais. «Questa tendenza si è manifestata inizialmente in persone che avevano fatto esperienze nel profit e che, a un certo punto della loro carriera professionale, hanno deciso di spostarsi nel non profit. Ora, invece, stiamo rilevando che ci sono giovani che individuano già tra i banchi dell’università questo settore come sbocco occupazionale ideale».

Secondo Marco Grumo, docente di Economia Aziendale e coordinatore scientifico di Cattolicaper il Terzo Settore, i giovani «sono particolarmente attratti dal Terzo Settore» perché quest’ultimo «offre progetti intelligenti e tanto aiuto al bisogno». Allo stesso tempo, prosegue Grumo, «il Terzo Settore ha bisogno di competenze nuove e di passaggi generazionali in grado di portare nuova vitalità al settore sociale e a tutta l’economia italiana. Perché il nostro Paese ha bisogno di imprese forti, di una Pubblica Amministrazione solida e di un Terzo Settore altrettanto importante».

 

Durante il kick-off della terza edizione di Vivere il Terzo Settore, in collaborazione con l'associazione JECatt, e a cui hanno partecipato anche Daniele Bellasio, vicedirettore de Il Sole 24 Ore, e Davide Minelli, Ceo di TechSoup Italia, Alessia Maccaferri, caposervizio del primo quotidiano economico italiano, sottolinea che «i giovani studenti e le giovani studentesse, oggi, tendono a cercare un percorso di carriera con una forte componente valoriale, di impatto sociale o ambientale». 

Il vero cambio di paradigma di questa generazione, quindi, consiste nell’avere queste ambizioni già tra i banchi dell’università, o ancora prima. «Bisogna aiutarli a cercare i percorsi possibili» conclude Maccaferri. «E Vivere il terzo Settore ha proprio questo obiettivo: portare ragazze e ragazzi in tutte quelle realtà dove possono sperimentare quella dimensione sociale oggi imprescindibile in ogni attività, che sia profit o non profit».
 

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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