Nell’ambito del Forum Sociale 2025 del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite, tenuto lo scorso 30 ottobre a Ginevra e quest’anno dedicato al contributo dell’educazione al rispetto, alla promozione, alla protezione e alla realizzazione di tutti i diritti umani per tutti, la Cattedra UNESCO “Education for Human Development and Solidarity among Peoples” dell’Università Cattolica ha preso parte alla tavola rotonda Enhancing the Right to Education: Emerging Challenges and Enabling Factors.
L’evento, organizzato dalla Commissione svizzera per l’UNESCO, dall’UNESCO e dall’Università di Ginevra, in collaborazione con le riviste scientifiche Frontiers in Education e L’Éducation en débats: analyse comparée, ha riunito esperti, studiosi, diplomatici e rappresentanti di organizzazioni internazionali.
In occasione del lancio dei numeri speciali delle due riviste – che hanno coinvolto rispettivamente esperti anglofoni e francofoni – la discussione ha approfondito come i rapidi cambiamenti tecnologici, il sottofinanziamento persistente, le condizioni macroeconomiche restrittive, i conflitti e le crisi climatiche stiano ridefinendo sia i contenuti sia la governance dell’educazione.
In un contesto multilaterale dedicato ai diritti umani, le riflessioni accademiche hanno contribuito ad avvicinare mondo della ricerca e decisori politici, arricchendo i lavori del Forum con spunti critici e prospettive comparative.
Il side event si è concentrato sulle principali trasformazioni che stanno incidendo sui sistemi educativi a livello globale: la digitalizzazione accelerata, i processi di privatizzazione, la carenza di investimenti pubblici, nonché gli effetti di crisi prolungate, dei conflitti armati e dei cambiamenti climatici.
Hanno portato i loro saluti introduttivi: Peter Bille Larsen (Università di Ginevra), Ana Luiza Thompson-Flores (UNESCO), Peggy Hicks (OHCHR), Margaret Grogan (Frontiers in Education) e gli Ambasciatori di Cile, Portogallo e Vanuatu.
L’educazione resta un diritto umano universale e un abilitatore essenziale di tutti gli altri diritti, oggi sotto crescente pressione a causa di una molteplicità di fattori: la digitalizzazione rischia di ampliare le disuguaglianze e ridurre l’autonomia degli studenti; la crescente mercificazione può accentuare i divari; le guerre e le crisi prolungate interrompono l’apprendimento e mettono a rischio comunità educative. A ciò si sommano sottofinanziamento e vincoli macroeconomici che limitano la capacità degli Stati di garantire un’educazione equa e di qualità.
Come ha osservato Peter Bille Larsen, l’educazione non è «un fiume tranquillo che scorre di generazione in generazione, ma un paesaggio attraversato da piene, desertificazioni e crisi, con risorse che si riducono».
Gli interventi degli Ambasciatori presenti hanno portato la discussione su un piano concreto: dall’inclusione sostenuta attraverso il rafforzamento della professione docente e delle competenze digitali (Cile), alla tutela della libertà accademica e della sicurezza delle scuole (Portogallo), fino alla centralità della resilienza climatica e della promozione della diversità linguistica e culturale, insieme alla valorizzazione dei saperi indigeni, affinché i sistemi globali non oscurino le voci locali (Vanuatu).
Nel panel di esperti – che ha riunito Moira V. Faul (NORRAG), Delphine Dorsi (Right to Education Initiative), Patrice Meyer-Bisch (Università di Friburgo), Sangheon Lee (ILO), Manon Sala (Learning Planet Institute), e Kevin Mary e Nora Nafaa (Université Perpignan Via Domitia e Université Aix-Marseille) – è stata sottolineata l’importanza di coinvolgere più direttamente insegnanti, studenti e comunità nei processi decisionali, in particolare nei contesti di emergenza, e di sostenere l’impegno e il contributo della società civile al monitoraggio del diritto all’educazione nei diversi contesti e alla sua attuazione.