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Rapporto Giovani, le nuove generazioni interrogano la politica

26 ottobre 2023

Rapporto Giovani, le nuove generazioni interrogano la politica

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Portare le nuove generazioni italiane a condizioni di vita almeno comparabili a quelle dei coetanei degli altri paesi europei. A chiederlo alla politica sono i giovani stessi. Per loro, al di là dei livelli attuali di disoccupazione e sottoccupazione, quello che risulta più pesante è il non sentirsi inseriti in processi di crescita individuali e collettivi, ovvero non essere inclusi in un percorso che, nel tempo, consenta di dimostrare quanto si valga e di veder riconosciuto pienamente il proprio impegno.  I giovani italiani chiedono, insomma, di essere messi al centro dell’azione del Paese.

Alessandro Rosina, docente di Demografia e Statistica sociale all’Università Cattolica e coordinatore scientifico dell’Osservatorio Giovani dell’Istituto Toniolo, ed Elena Marta, docente di Psicologia sociale e di comunità all’Università Cattolica e componente del Comitato scientifico dello stesso Osservatorio, hanno tracciato un ritratto delle nuove generazioni in Italia a partire dai dati del Rapporto Giovani (realizzato con il sostegno di Fondazione Cariplo), in occasione del convegno dedicato all’edizione 2023, moderato da Giuseppe Fioroni, vicepresidente del Toniolo.

L’evento si è svolto lunedì 23 ottobre in Università Cattolica a Roma e ha visto la partecipazione di Mario Delpini, arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Toniolo, del Rettore dell’Ateneo Franco Anelli, di Francesco Rocca, presidente della Regione Lazio e di Matteo Piantedosi, ministro degli Interni. 

«L’Osservatorio Giovani si avvale di molteplici competenze dell’Università Cattolica. Proprio l’avere un obiettivo comune permette ai docenti di diverse discipline di interagire e di correggere la parcellizzazione del sapere che è un rischio dell’Accademia – ha così esordito monsignor Delpini –. Le specializzazioni non sono fatte per creare un isolamento, ma per propiziare una visione complessiva della realtà e l’esempio dell’Osservatorio Giovani costituisce in questo senso una via promettente, offrendo analisi che facciano emergere le attese dei giovani e possano loro offrire consolazione e speranza per il futuro».

Dell’Osservatorio Giovani il Rettore Anelli ha sottolineato il valore «di essere uno strumento di studio, che stabilmente, non occasionalmente o per un breve periodo, segue una coorte di giovani, offrendo dati e riscontri difficilmente replicabili. Fra gli elementi che emergono, il fatto che essi non accettino semplicemente il compito di soggetti chiamati a sostituire nel mondo del lavoro le generazioni che si avviano alla pensione, ma vogliano essere riconosciuti come capaci di generare valore, per la novità che rappresentano».

Un tema molto delicato è, certamente, quello dell’orientamento: «La carenza di orientamento nel sistema scolastico e nei servizi delle politiche attive – ha spiegato Rosina - rende i giovani italiani più fragili rispetto alla capacità di scelta e più esposti ad esperienze negative».

Elena MartaDi volontariato ha parlato Elena Marta. Le nuove generazioni lo hanno scoperto in particolare durante la pandemia: «La partecipazione sociale offre l’opportunità di ricostruire, co-costruire e condividere nuovi legami che intrecciano valori di solidarietà, reciprocità e fiducia tra soggetti, comunità e società. L’azione sociale, che si fonda sul dialogo e collaborazione tra le generazioni, è necessaria per la creazione di un tessuto sociale coeso, per lo sviluppo del benessere dei suoi cittadini, per l’integrazione dei gruppi minoritari all’interno della comunità in un’ottica di giustizia che garantisce sicurezza a tutti i livelli».

Per Francesco Rocca «il Rapporto Giovani 2023 dell'Istituto Giuseppe Toniolo, è un importante strumento che, senza retorica, come Regione terremo in grande considerazione. Nelle mie esperienze professionali precedenti ero abituato ad un protagonismo giovanile che oggi, purtroppo, è stato soppiantato dal disincanto e dalla sensazione di reale impossibilità a cambiare le cose. I giovani devono tornare a essere protagonisti e devono tornare a sentirsi parte del governo dei processi».

Sulla necessità di rivedere alcune posizioni del passato rispetto al problema della criminalità minorile e del disagio delle nuove generazioni è intervenuto il ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi: «Lo Stato, inteso come coloro che hanno responsabilità pubbliche, deve essere vicino ai cittadini e capace di intercettare prima l’interesse dei giovani. Come ministero dell'Interno stiamo cercando di dare segni tangibili e visibili di recupero della legalità e di ripristino di condizioni di vita anche nei contesti più difficili e degradati. Le domande che ci rivolgono i giovani sono sempre più complesse e le risposte sono altrettanto importanti e ci responsabilizzano per poter dare risposte sempre più adeguate».

Un articolo di

Federica Vernò

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