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Una casa lontano da casa
La comunità delle “Paoline” si riunisce per celebrare il 60° Anniversario della fondazione del Collegio e annuncia la nascita dell’Associazione delle ex studentesse
| Rebecca Maletta
02 dicembre 2025
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Il Collegio Sant’Isidoro ha compiuto settant’anni. Una storia iniziata quando, nel novembre del 1955 due anni dopo l’avvio a Piacenza di un’Università Cattolica a indirizzo agrario, padre Agostino Gemelli volle fortemente l’apertura di un collegio per studenti. Questa lunga storia, fatta non solo di muri ma soprattutto di legami tra le persone, è stata celebrata nella sede piacentina dell'Ateneo, durante una serata scandita da diversi momenti. Alla messa, celebrata nella cappella universitaria del campus, è seguito l’incontro in auditorium Mazzocchi, con i contributi di diverse voci. Al centro la storia di un’istituzione, il Collegio Sant’Isidoro a cui nel corso del tempo si è aggiunta anche la residenza femminile Gasparini, «intesa come comunità – ha sottolineato monsignor Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale di Ateneo - dove si impara a conoscere se stessi e la propria unicità, dove si impara cosa voglia dire portare frutto nel mondo».
«Una comunità fatta di persone, ancor prima che di mura – ha ricordato la direttrice del Sant’Isidoro Grazia Satta -. Un luogo di crescita integrale della persona». La pro-rettrice vicaria di Università Cattolica, Anna Maria Fellegara, ha espresso un ringraziamento a nome di tutto il sistema universitario. «Il sapere – ha sottolineato - non si trasferisce solo nel passaggio di nozioni, ma molto di più nella conoscenza e nell’esperienza del vivere insieme che è ciò che avviene tra le mura del collegio».
«È importante - ha aggiunto – l’esperienza della conoscenza, che interviene non solo quando si apprende in aula, ma anche quando condividiamo soddisfazioni, delusioni, perdite, gioie. Tutto questo lo si sperimenta nella dimensione comunitaria che fa crescere e fa diventare consapevoli». Concetto questo ripreso anche da Elena Marta, presidente di Educatt. «L’Università – ha detto - non è solo studio in aula, ma anche quotidianità». La presidente ha ricordato le parole di padre Gemelli: «diceva che accanto all’Università laboratorio vedeva un collegio laboratorio, come palestra in cui allenarsi alla vita e costruire la propria identità. La vita in collegio è significativa anche per assumere consapevolezza di un modo di stare nel mondo, di essere lievito nel mondo».
Tra i presenti studenti ospiti del Sant’Isidoro, di oggi e di ieri. «Perché il collegio – ha fatto notare Elena Marta – è uno dei pochi luoghi dove c'è incontro di generazioni e stasera ne abbiamo un esempio».
«Ogni giovane – ha rimarcato monsignor Giuliodori - viene ad arricchire la nostra comunità con le sue domande, il suo desiderio di trovare un posto nel mondo e nella storia».
«Qui – ha aggiunto - non si viene per restare spettatori. In Cattolica, e in collegio in modo particolare, si è protagonisti dal primo momento, secondo un approccio complessivo attento alla crescita umana e cristiana della persona». Tra i contributi anche quello del vescovo della diocesi di Piacenza Bobbio, monsignor Adriano Cevolotto, dell’assessore Francesco Brianzi – «siamo orgogliosi di una presenza come Università Cattolica sul nostro territorio» ha detto – insieme a Filippo Casonatto dell’Istituto Toniolo e Alessandro Candido, presidente dell’associazione che raccoglie gli ex studenti. «Il nostro compito – ha detto quest’ultimo – è di portare avanti i valori che ci sono stati trasmessi dalla comunità in cui abbiamo trascorso il periodo più decisivo nostra crescita». A dare il contributo finale sono state le testimonianze di vita vissuta in collegio, tra cui quelle di Anna Gianfreda, oggi docente di diritto ecclesiastico in Cattolica a Piacenza, gli studenti Raffaele Antoci e Michelangelo Solazzo. Tutte con un unico filo conduttore: «quel senso di appartenenza - ha sottolineato Gianfreda - trasmesso dall’aver vissuto in collegio che si rafforza nel tempo e nello spazio, con la sensazione sempre viva di non essersi lasciati mai».
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