«Le nuove povertà è un tema di stringente attualità, i dati sulla povertà assoluta e relativa nel nostro Paese sono allarmanti e diventano ancora più drammatici se guardiamo al resto del mondo, dove tre miliardi di persone vivono in condizione di povertà: un dato che ci interpella come Ateneo e come istituzioni. Per questo saluto molto favorevolmente iniziative come quella di oggi dove partendo con l'esperienza empirica con dati e numeri possiamo affrontare queste questioni fondamentali».
Con queste parole, la Rettrice dell’Università Cattolica Elena Beccalli, ha aperto il convegno “Sfruttamento del lavoro e nuove povertà”, promosso dalla Facoltà di Economia e Giurisprudenza e ospitato, venerdì 21 novembre, dalla sede di Milano dell’Ateneo.
Il convegno che ha avuto come focus evidenze empiriche e problematiche giuridiche è stato introdotto dal professor Francesco Centonze, docente di Diritto penale: «Questo incontro nasce con l'idea di andare ad approfondire un fatto che è ancora poco visibile: il lavoro non garantisce più un tenore di vita accettabile. Una situazione che nasce da condizioni di lavoro insicure, orari di lavoro ben oltre il lecito e assenza di tutele sindacali per determinate categorie. Non siamo qui per parlare di diritto penale, perché l'impostazione accusatoria è assolutamente limitante, ma vogliamo sviluppare un dibattito sulle soluzioni a queste problematiche non con un aspetto sanzionatorio. Mettere intorno a un tavolo esperti di aree diverse è la nostra proposta. Come ricordava Federico Stella, "non esistono le discipline, esistono solo i problemi". Siamo consapevoli che evidenziare una patologia e denunciare è facile, mentre trovare una soluzione è più difficile».
«Le nuove tecnologie hanno causato instabilità, insicurezza e politiche del lavoro che nei fatti hanno aumentato la precarietà – ha osservato nel suo intervento di saluto Piergiuseppe Biandrino, presidente della Fondazione Centro Nazionale di Prevenzione Difesa Sociale (CNPDS) - occorre riflettere in modo interdisciplinare, con il contributo di tutti i campi, e il luogo più emblematicamente e appropriato non può che essere l'Università Cattolica, con i suoi valori di solidarietà e misericordia».
Il primo intervento, dedicato alla questione salariale e alla povertà lavorativa, è stato quello del professor Claudio Lucifora, docente di Economia politica dell’Università Cattolica: «Da economista sono contento di essere stato invitato a parlare di povertà a un convegno di giuristi. perché il lavoro ha importanti aspetti economici ma ha anche rilevante importanza sociale e giuridica, e le proposte di politiche economiche richiamano la tutela della normativa».
«Avere un lavoro ormai non basta – ha aggiunto - esistono i working poor, persone che necessitano non solo di stare sopra le soglie di povertà ma di condurre una vita dignitosa. Le remunerazioni a bassa qualifica, prima e soprattutto dopo il Covid, hanno visto un incremento del settore dei servizi a basso valore aggiunto, dove bassa produttività significa bassi salari. Non si rinnovano più i contratti, con anni e anni di ritardo, e questo è un segno disfunzionale, i contratti collettivi nazionali sono migliaia ma gran parte sono "contratti pirata" che sia dal punto di vista economico che delle garanzie provocano il "lavoro povero"».
«I giovani – ha spiegato - non ci sono più e per accaparrarseli si offrono contratti a tempo indeterminato, mentre c'è un forte incremento del part-time, soprattutto tra le donne, che non va demonizzato ma che riflette un problema strutturale. Inoltre, la dimensione media delle imprese è piccolissima, si galleggia senza politiche chiare in un sistema molto frammentato, dove da sempre la tecnologia produce frammentazione, non solo adesso con l'intelligenza artificiale. In Italia i salari sono diminuiti del 3% negli ultimi vent'anni, e la spallata inflazionistica ha dato il colpo di grazia al potere di acquisto, rendendo il nostro l'unico Paese del mondo civilizzato in cui non solo non è aumentato ma è diminuito, con un gap del 20-25% rispetto agli altri paesi, percentuale anche più alta rispetto agli Usa. Occorre garantire minimi salariali adeguati e rafforzare la vigilanza documentale. Bisogna garantire che ogni catena sia controllata, anche se questi, come ci rimproverano gli Stati Uniti, rallentano le procedure».
L'A.I. – ha concluso Lucifora - potrebbe essere fondamentale se utilizzata per intercettare l'evasione fiscale e con la sua applicazione si potrebbero introdurre work-in benefit, non per giustificare le aziende a pagare meno ma per creare una misura universale per ridurre le distorsioni tra i vari sussidi. Bisogna incentivare il rispetto delle norme da parte delle aziende e aumentare la consapevolezza di lavoratori e imprese, garantire forme di accreditamento per le aziende virtuose con una fiscalità di vantaggio: paghi bene, ti aiuto. Se tu paghi salari pirata, andrebbe creata una black list delle imprese per incentivare un forte senso di disciplina sociale delle imprese».
«L'evoluzione della grande impresa – ha spiegato nel suo intervento Maurizio Catino, docente di Sociologia dell’organizzazione dell’Università Milano-Bicocca - ha visto tra gli anni '80 e '90 una trasformazione radicale verso organizzazioni piatte, gruppi di lavoro ad hoc e unità organizzative disperse, passando dal modello dell'impresa integrata a quello del sub-contracting con l'outsourcing totale delle attività produttive o di servizio, dando vita alle cosiddette "hollow corporations" o imprese reti. L'analisi di 41 casi tra moda, logistica-trasporti, e-commerce, sicurezza, alimentari, grande distribuzione, costruzioni e pulizie ha evidenziato condotte illecite da parte di aziende floride e ad alta reputazione, dove le pratiche di sfruttamento sono situate nell'anello finale della catena di subfornitura. I lavoratori operavano in condizioni para-schiavistiche. L'intervento della giustizia penale ha portato a cambiamenti sostanziali: piani di compliance, revisione della politica contrattuale, procedure di accreditamento dei fornitori e soprattutto internalizzazioni massive con oltre 50mila lavoratori in più assunti direttamente. Rimangono aperte questioni cruciali sul ruolo delle piccole e medie imprese, dei professionisti, e sul passaggio dalla controversia individuale alla riforma dell'organizzazione d'impresa».
Il convegno, moderato dalla professoressa Anna Maria Fellegara, prorettrice dell’Università Cattolica, è poi proseguito con l’intervento di Paolo Storari, Sostituto procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Milano dedicato al quadro criminologico nelle inchieste milanesi mentre il professor Vincenzo Ferrante, docente di Diritto del lavoro in Cattolica ha posto l’attenzione sulle prospettive di intervento giuslavoristiche. Aldo Messedaglia, direttore dell’Area sindacale di Assolombarda si è invece soffermato sul punto di vista delle imprese. La partecipazione come opportunità per lavoratori e imprese è stata invece al centro della relazione di Giorgio Graziani, Segretario confederale della Cisl. La chiusura dei lavori, invece, è stata affidata a Margherita Cassano, Presidente emerito della Suprema Corte di Cassazione.