NEWS | Brescia

Strage di piazza Loggia, un docufilm per guardare avanti

22 maggio 2024

Strage di piazza Loggia, un docufilm per guardare avanti

Condividi su:

«L’idea nasce da loro, non è un progetto didattico» spiega Massimo Locatelli, coordinatore del corso di laurea in Discipline delle arti, dei media e dello spettacolo (Dams).

«Non è un lavoro studentesco, è un lavoro professionale» aggiunge il collega Fabio Piozzi che li ha preparati ad affrontare la produzione e la postproduzione.”1974. La strage di Brescia” è un lungometraggio realizzato da una decina di studenti del Dams che ripercorre cinquant’anni di storia a partire da quel 28 maggio in cui una bomba fascista in piazza della Loggia fece otto vittime e centinaia di feriti. 

«Tutto nasce da un incontro con Manlio Milani per un’intervista di cinque minuti» racconta il regista Carlo Porteri, anima del progetto nato in modo autonomo dai ragazzi del Dams.

Manlio Milani, che nella strage perse la moglie Livia Bottardi, è presidente dell’associazione Casa della Memoria. «Mi ha stupito la passione civile che hanno messo nella realizzazione di questo prodotto, significativo per tutti e non solo per Brescia» afferma nel corso della presentazione alla stampa del trailer del docufilm che sarà pronto nei prossimi mesi.

Una breve anteprima che lascia intuire come sarà realizzato il lavoro finale. Colpisce, e spaventa ancora, vedere le scene a colori di vita familiare interrotte dal boato della bomba e dalle successive sequenze in bianco e nero della piazza terrorizzata, come fa notare il direttore di sede dell’Università Cattolica Giovanni Panzeri.

Un articolo di

Paolo Ferrari

Paolo Ferrari

Condividi su:


Un prima e un dopo, compreso tra il boom economico, le radici del ’68, la strategia della tensione, le altre stragi precedenti a piazza Loggia, comprese quelle dimenticate, e il complesso iter giudiziario tramite l’esposizione delle tre piste d’indagine, per concludere con la sentenza del 2015. Il capitolo finale desidera portare il pubblico a una riflessione sull’oggi e sull’eredità valoriale e culturale di quel tragico periodo. 

Il racconto è affidato ai testimoni, «che ci hanno lasciato un bagaglio culturale e umano», afferma l’assistente alla regia Marina Di Maggio: oltre a Milani, il senatore Alfredo Bazoli, che rimase orfano della mamma Giulietta Banzi Bazoli; Marco Fenaroli, Mario Capponi, Diletta Colosio in piazza come sindacalisti; i politici Paolo Corsini e Mario Labolani, che raccontano le tensioni di quel periodo.

Il politologo Vittorio Emanuele Parsi racconta gli effetti del periodo delle stragi nel contesto politico-sociale internazionale. E ancora le interviste alla sindaca Laura Castelletti, al regista Silvano Agosti e alla direttrice del Giornale di Brescia Nunzia Vallini, che riflettono dell’impatto che la strage ha avuto sulla coscienza cittadina e del valore ereditario del ricordo sulle nuove generazioni.  Ma anche il lungo iter giudiziario per arrivare alla verità narrato dall’avvocato Piergiorgio Vittorini.

L’assessore al comune di Brescia Fenaroli apprezza lo sforzo di «inquadrare bene la questione, perché su questo tema la superficialità regna e c’è ancora depistaggio politico. Brescia ha saputo rispondere a quella ferita, perché c’è una soggettività politica e culturale della città».

L’avvocato Vittorini, memoria storica del processo, fa notare che «le sentenze sono sulla carta ma sono l’esito finale di un dibattimento, fatto di parole. I ragazzi hanno ridestato le parole e questo mi ha commosso». E aggiunge: «Ho visto dopo 50 anni dei giovani che guardano al futuro, perché la memoria non basta. Ho colto un bisogno di costruire guardando avanti».

E il docufilm, che ha ricevuto la consulenza del produttore e distributore Another Coffee Vision, è pronto a prendere il largo, sulla scena di concorsi o festival, come conferma il professor Locatelli, secondo cui «è un prodotto che può farsi notare non solo per i suoi contenuti morali, ma anche perché è fatto bene».

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti