Un filo che ha legato, in un processo reciproco di servizio e formazione, gli studenti dell’Università Cattolica alle donne in stato di fragilità della comunità Taivé di Milano. E che è valso un riconoscimento internazionale al progetto di Service learning della sede di Brescia dell’Ateneo, che ha mobilitato, per un totale di 28 ore, sei allievi della laurea magistrale in Progettazione pedagogica e formazione delle risorse umane. Taivé, nella lingua Rom, significa “filo”, a rappresentare il laboratorio di sartoria promosso dalla Caritas ambrosiana per le vittime della tratta delle schiave o di maltrattamenti, oppure per le donne che stanno affrontando il fine pena o che si trovano in altre aree di fragilità. Un’esperienza che ha coinvolto dal 2009 a oggi una quarantina di donne, la maggior parte giovani sotto i 30 anni, appartenenti a 14 nazionalità, in particolare provenienti dalla Romania, dal Kosovo, dalla Macedonia, dalla Nigeria, oltre che dall’Italia.
Durante l'esperienza le donne hanno insegnato agli studenti l'arte del cucito e gli studenti hanno imparato che la gratuità è fondamentale per svilupparsi come esseri umani perché significa anche mettere alla prova conoscenze e abilità per il bene comune e lo sviluppo della comunità. Che è poi il senso e il valore del Service learning: gli studenti imparano a trasformare in pratica e tradurre in progetti concetti fondamentali e argomenti appresi durante i corsi universitari. Infatti «il Service learning tiene insieme l’attività pratica in realtà che manifestano un bisogno - con ricadute concrete degli studi che si fanno - con la possibilità di rielaborare in aula, in modo interdisciplinare, l’esperienza fatta» spiega la professoressa Alessandra Gerolin, docente di Etica delle relazioni nell’economia. «Formulare una valutazione, esprimere un giudizio, nel senso scientifico del termine, dà la possibilità di mettere alla prova e di migliorare. Così gli esiti non sono avulsi dalla realtà: nascono dalla realtà e alla realtà ritornano».
Durante il lavoro congiunto in laboratorio, gli studenti, attraverso il dialogo e gli strumenti concettuali e pratici della teoria del Capability Approach, hanno aiutato le donne a prendere consapevolezza del loro valore umano e dell’empowerment. Ciò ha dato origine a un percorso di etica narrativa che può condurle a raggiungere l’autoconsapevolezza della propria identità.