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Umanizzazione, la chiave per vincere il calcio corrotto

16 novembre 2023

Umanizzazione, la chiave per vincere il calcio corrotto

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Sullo schermo scorrono le immagini di grandi campioni, di gesti atletici importanti, di goal riusciti e di rigori falliti, ma anche di tifosi entusiasti e di grandi delusioni, perché lo sport, e il calcio non fa eccezione, non è solo tecnica: «La tecnica è uno strumento in funzione del gioco e si impara solo giocando, affrontando l’avversario, variabile imprevedibile» perché rimanda a quella dimensione di umanità da cui tutto parte: parola di Filippo Galli, in Cattolica a Piacenza per l’incontro Il calcio, fenomeno sociale tra metodo, formazione e apprendimento organizzato dall’Università Cattolica del Sacro Cuore in collaborazione con la società calcistica Spes Borgotrebbia, con il patrocinio della Federazione Italiana Giuoco Calcio – Lega Nazionale Dilettanti – Delegazione Provinciale di Piacenza. 

«Un appuntamento che si inserisce tra le iniziative sul valore educativo dello sport, da anni promosso dal campus piacentino, rivolto in particolare a chi è coinvolto nel mondo del calcio, dagli addetti ai lavori, ai genitori, agli atleti» ha ricordato il direttore di sede Angelo Manfredini nel suo indirizzo di saluto a un auditorium Mazzocchi affollato come solo nelle grandi occasioni.

Ex calciatore, Galli con il Milan ha vinto 5 scudetti, 4 Supercoppe italiane, 3 Coppe dei Campioni, 3 Supercoppe europee e 2 Coppe intercontinentali e, una volta abbandonato l’attività, è stato dirigente di società professionistiche (è stato anche direttore del settore giovanile del Milan) ed attualmente è titolare del blog “La complessità del calcio”. Ed è da questa complessità che partiamo nella breve video chiacchierata che abbiamo avuto con il campione Filippo Galli.


Galli, durante l'incontro in Cattolica, si è detto convinto che «oggi è molto più importante fare formazione per formare le figure adulte, prima ancora che i giovani calciatori»; ha poi illustrato l’approccio metodologico per la formazione adottato negli anni in cui è stato responsabile del settore giovanile rossonero, ma anche nella recente esperienza a Parma, della cui Area Metodologica è stato direttore. 

«La crescita del giovane calciatore si fonda su quattro pilastri: metodo, umanizzazione, formazione, apprendimento. Il metodo deve essere una strada, una cornice di pensiero comune, non una serie di regole chiuse. È importante che gli allenatori ci credano, occorre fare in modo che tutti partecipino attivamente a un’idea comune per riempirla di valore». Tra gli ingredienti imprescindibili del metodo c’è l’umanizzazione «perché oggi viviamo un mondo calcistico sempre più lontano dall’essere umano. Il calcio è un gioco con qualità aperte, perché il contesto in cui avviene cambia in continuazione. A differenza di altri sport come nuoto o ginnastica artistica, nel calcio si deve fare i conti con una variabile che non possiamo controllare: l’avversario. Per cui, allenare la tecnica come se fosse un fine è sbagliato. La tecnica è uno strumento in funzione del gioco e la imparo solo giocando, affrontando l’avversario. È giocando che si impara».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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