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Viola come il mare, la scrittura come passione

07 ottobre 2022

Viola come il mare, la scrittura come passione

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I sogni, le passioni, la formazione, la gavetta e, adesso, il primo grande progetto. Nella sua vita scrive serie tv ma anche la sua, di storia, è di quelle da raccontare. Perché non è una fiction ma realtà. Fatta di sacrifici, studio e gavetta. Dove i primi capitoli, anzi episodi, potrebbero essere ambientati in Cattolica.

Classe ’90, Silvia Leuzzi, è partita dalla sua Nardò con le sue passioni e dopo aver frequentato lo Stars presso il campus di Brescia si è spostata a Milano per mettersi alla prova al Master International Screenwriting and Production. Un percorso che l’ha introdotta nel mondo del lavoro nella casa di produzione Lux Vide come sceneggiatrice. E dopo aver firmato episodi di serie di successo come Che Dio ci aiuti e Doc adesso è capo scrittura, insieme alla collega Elena Bucaccio, di Viola come il mare, la fiction in onda in queste settimane su Canale 5 e interpretata da Francesca Chillemi e Can Yaman.

Silvia, nel suo percorso di studi l’Università Cattolica ha un ruolo centrale.
«Sì, Io sono originaria della Puglia e sono salita al Nord, a 18 anni, e per assecondare le mie passioni, la letteratura e la scrittura, mi sono iscritta al corso di laurea in Scienze e Tecnologie delle Arti dello Spettacolo (Stars) presso il campus di Brescia. Ma non avevo le idee chiare. Il laboratorio di sceneggiatura frequentato in quel periodo mi è servito per capire quello che volevo fare. Sono stati tre anni molto formativi».

E successivamente il Master MISP.
«Probabilmente l’esperienza più importante della mia vita. Ho avuto l’opportunità di confrontarmi con i professionisti del settore e di toccare con mano le cose fondamentali di questo lavoro. Non dimenticherò mai il laboratorio con John Truby, l’autore del primo manuale su cui ho studiato. Incontrarlo, conoscerlo e parlarci è un ricordo che resterà per sempre. In generale, i docenti erano ex allievi del master, e questo ha avuto un impatto dal punto di vista motivazionale. Vederli ha rappresentato l’incontro tra sogno e realtà. Uno stimolo a dare il massimo. Sono stati anche anni divertenti in cui ho creato rapporti speciali con i miei compagni di corso che durano ancora adesso e che si sono rivelati molto utili anche nel corso della mia carriera».

Un articolo di

Luca Aprea

Luca Aprea

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Cosa si sente di consigliare ai ragazzi che stanno frequentando il master o che hanno intenzione di farlo?
«Di viverlo tutto. Non limitarsi a frequentare le lezioni e i laboratori perché al master, in piccolo, si ricreano tutte le varie situazioni di questo tipo di lavoro. Sfruttare ogni singola occasione. Prendere tutto dai professionisti che avranno l’opportunità di incontrare. Non aver paura di buttarsi. Bisogna farsi valere perché non è un titolo di studio a fare uno sceneggiatore. Va sempre dimostrato, giorno dopo giorno».

Come è iniziata la sua carriera?
«Grazie al master ma non attraverso la strada classica. Non sono infatti entrata in Lux Vide dopo il colloquio ma in un secondo momento grazie a una puntata di Che Dio ci aiuti che avevo scritto per un laboratorio del master tenuto da Mario Ruggeri, docente e autore della serie. Quando la produzione ha deciso di allargare il team degli sceneggiatori lui si è ricordato di quel testo e ho cominciato a lavorare».

E adesso la grande avventura con Viola come il mare
«Una prova molto importante perché fino a questo momento avevo scritto per fiction già avviate con strutture preesistenti. Stavolta invece mi sono confrontata per la prima volta come capo scrittura e creatrice di un progetto completamente nuovo. La serie nasce dal romanzo Conosci l’estate? di Simona Tanzini. Racconta la storia di Viola, una giornalista che attraverso la sinestesia, ovvero la capacità di percepire le emozioni delle persone attraverso i colori, riesce a creare un’empatia particolare con chi le sta accanto e ad affrontare le varie vicende che le accadono. La interpreta Francesca Chillemi».

Un’attrice con la quale ha già lavorato. Qual è il legame che si crea tra chi crea un personaggio e chi lo interpreta?
«C’è un rapporto molto forte con gli attori che interpretano i personaggi. Per questo motivo facciamo una giornata di lettura proprio per vedere come si calano nella parte. Un momento in cui è possibile per noi autori capire qualcosa di più sui personaggi e individuare sfumature e sfaccettature da sviluppare. Con Francesca poi c’è un rapporto confidenziale e personale. Una professionista con cui ho condiviso la crescita professionale. Abbiamo lavorato insieme sul set di Che Dio ci aiuti 3, in cui entrambe, nei propri ruoli, eravamo agli inizi. Ci siamo ritrovate nella quinta stagione della fiction e io, da ragazza che portava i caffè, ero diventata capo-scrittura e lei una delle protagoniste della serie. In Viola come il mare io sono al mio primo vero progetto sviluppato e creato da zero e lei è alla sua prima esperienza da protagonista assoluta».


Nel team della serie ci sono anche altri professionisti provenienti dal master?
«Sì, nel gruppo di lavoro oltre a me come capo-scrittura ci sono anche Luisa Cotta Ramosino e Jessica Quacquarelli nel ruolo di produttore creativo e story editor. A loro si sono aggiunte Caterina Palazzo, assistente story editor e Maria Chiara Villa, story editor. Inoltre, Francesco Arlanch è stato autore di alcuni episodi. Altri due autori di puntata provenienti dal master sono Umberto Gnoli e Mara Perbellini».

Come si scrive una sceneggiatura tratta da un romanzo? Tecnicamente, quali sono i passaggi dal linguaggio letterario a quello televisivo?
«Sono due linguaggi diversi e devono essere sviluppati necessariamente in modo differente. In una serie occorre fare delle scelte che rendano il prodotto replicabile. Il mio lavoro consiste quindi nell’ampliare il più possibile l’universo narrativo del romanzo e creare accanto alla protagonista tutto un altro mondo. Per questo vanno creati ‘lanci’ da un episodio all’altro, ‘tiranti’ molto più lunghi. In Viola come il mare, per esempio, abbiamo inserito il filone della ricerca del padre da parte della protagonista che nel romanzo non compare. Inoltre, rispetto al romanzo, Viola è una donna bellissima consapevole che la bellezza non è un’arma da usare ma neanche qualcosa da nascondere. Anche il co-protagonista maschile, Francesco Demir, interpretato da Can Yaman, è molto più caratterizzato rispetto al libro. In questo caso, poi, si tratta di un “libero adattamento”. Dall’opera originale abbiamo preso l’elemento della sinestesia, il ruolo di giornalista della protagonista e l’ambientazione nella città di Palermo, un luogo che è un teatro ideale per colori, suoni e luci alla storia che volevamo raccontare in cui facciamo vedere una città molto diversa rispetto a quella che siamo abituati a vedere nelle fiction che raccontano temi drammatici come la mafia».

In questo momento a cosa sta lavorando?
«Mediaset è molto contenta di Viola come il mare e sto già scrivendo il soggetto di serie per la seconda stagione. E poi sono riuscita a raggiungere un obiettivo che avevo in mente, quello di lavorare a un soggetto per le piattaforme streaming: ci sono varie cose in cantiere ma intanto posso dire che nei prossimi mesi uscirà una serie che si chiama Odio il Natale, sempre prodotta da Lux, che sarà disponibile su Netflix. Una commedia in sei episodi che avrà come protagonista Pilar Fogliati».

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