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Che la radio oltre la radio sia… la radio

08 giugno 2023

Che la radio oltre la radio sia… la radio

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Sono quasi cento anni che la radio interagisce, si trasforma e si reinventa. La sua vivacità e la passione che contraddistingue le persone che la “fanno” raccontano una storia che si evolve, si confronta con le sfide contemporanee e non muore mai.

In Università Cattolica «si è riunita la serie A della radiofonia italiana» - ha detto Matteo Di Palma, conduttore di Radio Italia e docente di Comunicazione radiofonica dell’Ateneo, introducendo il seminario “La radio oltre la radio. Le sfide del digitale fra prominence, pluralismo e nuove metriche” che si è svolto giovedì 8 giugno, promosso da Confindustria Radio Televisioni e Alta Scuola in Media, comunicazione e spettacolo (Almed).

Da quel 1981 in cui negli Stati Uniti sono cominciate le trasmissioni di MTV e il primo videoclip cantava “Video killed the radio star” la profezia non solo non si è avverata ma è stata surclassata dai sorprendenti dati di ascolto. «Oggi il 56% della popolazione europea ascolta la radio. Questo è il mezzo più affidabile che vive della fiducia degli ascoltatori. Marshall McLuhan diceva nel 1964 che la radio è un mezzo caldo» - ha commentato Paolo Gomarasca, direttore del master “Fare Radio” della Cattolica, perché ci mette in contatto con profondità arcaiche e gli stati più profondi della nostra psiche. «Questo rende la radio un mezzo irrequieto, sempre in movimento, capace di intercettare il cambiamento, gli echi delle nuove tribù che sono quelli delle piattaforme digitali». Le sfide, infatti, oggi sono tante (l’ultima è quella della radioGPT) e si intrecciano con quella della tv.

«Radio e tv sono parenti da sempre, anche in modo un po’ conflittuale. E anche noi formatori abbiamo affrontato i cambiamenti, aggiornato i contenuti del nostro master che ora si chiama “Fare Tv. Management del broadcasting e dello streaming”» - ha dichiarato Massimo Scaglioni, direttore del master “Fare Tv”.

 

Confindustria Radio Televisioni raccoglie tutte le radio nazionali, e le più significative a livello locale in Italia e il suo direttore generale Rosario Donato ha presentato il progetto che coinvolge diverse università sul territorio nazionale: Roma tre, La Sapienza, Università Cattolica, e alcune università del sud Italia. Da quando alla fine degli anni Settanta qualche giovane cominciava a fare lo speaker «oggi ci sono 14 radio nazionali, 21 radio FM, 55 DAB, più di 100 radio web, 14 visual radio con 613,2 milioni di ricavi e 3000 occupati nel 2021». Numeri che decretano «un’impresa che è penetrata dentro il tessuto sociale ed è capace di intermediare le realtà sociali ed economiche».

Confindustria ha avviato anche un “Osservatorio radio” curato dal suo Ufficio studi, l’unico documento completo in Italia con approfondimenti su mercati, contenuti, piattaforme, parte legislativa e regolamentare, ascolti, investimenti tecnologie. Il suo direttore Andrea Veronese ha fornito una panoramica completa della radio nel nuovo eco sistema digitale mettendo in luce i grandi cambiamenti degli ultimi dieci anni: le prime trasmissioni DAB, l’acquisto di radio da parti di emittenti televisive, la nascita di nuove radio, i siti lanciati dalle radio, la visual radio, l’on demand (i podcast, gli audio libri, i social e il gaming) e l’uso dei social…«Si sono moltiplicati i punti di accesso in casa (pc, ricevitori radio, smart speaker, tablet, smart tv e game console) e fuori casa (smartphone, dashboard, autoradio), si sono allargati i modelli di finanziamento (inserzioni pubblicitarie, abbonamenti, donazioni e crowdfunding), si è fatta strada la radio ibrida, omnicanale e multi piattaforma». Veronese ha svelato il mondo multiforme di uno strumento che ha avuto un boom dopo la pandemia e che vale oltre 600 milioni, ovvero i due terzi del nuovo ecosistema digitale. 

Due sfide da affrontare ora sono state evidenziate dal commissario Agcom Laura Aria. «Il consumo della radio avviene principalmente in mobilità, e l’autoradio è il principale strumento utilizzato per l’ascolto, la radio digitale dovrà quindi essere sempre più a bordo di ogni veicolo, come oggi avviene ormai stabilmente in tutta Europa. La seconda sfida consiste nel dare una prospettiva certa all’assetto del sistema radiofonico digitale e l’Autorità ha avviato 3 reti in ambito nazionale, 54 reti in ambito locale con una copertura regionale, di cui 27 decomponibili su base subregionale, 36 reti in ambito locale con una copertura pluri-provinciale o provinciale».

Una prospettiva condivisa dal presidente Confindustria Radio Televisioni Franco Siddi che ha ricordato il valore della radio come «mezzo versatile di informazione, intrattenimento, operosità e che si gioca sempre più anche sul versante del digitale» e da Federico Silvestri, presidente TER -Tavolo Editori Radio che ha dichiarato: «La parola del futuro è “audio”, e “radio” sarà il nome dell’audio su una piattaforma multiforme. Oggi è la radio che ti segue ovunque tu sia, in una fruizione lineare e non lineare. Non sei più tu che la cerchi e la ascolti».

Tecnologie, cambiamenti della società, trasformazioni intergenerazionali, moltiplicazione dei touch point, piattaforme digitali, mobilità, imprenditoria, audio, podcast sono i termini ricordati anche dalla direttrice di Almed Mariagrazia Fanchi al termine del tavolo che ha visto l’interazione di editori e studenti. 

La radio italiana fatta di contenuti e di informazione per eccellenza, Radio 24, è stata presentata dal suo direttore Marketing e advertising Fausto Amorese che si è detto pronto ad accogliere le richieste dei professionisti della formazione che hanno chiesto di mantenere vivo questo confronto per essere aggiornati sui cambiamenti e sulle necessità del mercato. 

Marco Lanzarone, vice-direttore Radio responsabile Canali digitali RAI ha posto il tema della dieta mediatica dei giovani che comprende molti strumenti e piattaforme con cui la radio deve confrontarsi costantemente. L’interscambio generazionale e il mondo delle start up sono fondamentali per Massimiliano Montefusco, Generale manager RDS Radio Dimensione Suono, che ha identificato la sua come una entertainment company.

Il mondo delle radio locali è stato rappresentato da Alberto Mazzocco, presidente Associazione Radio FRT e da Marco Montrone, presidente Radio Norba, che ha dichiarato: «l’empatia nel contatto con il pubblico e la credibilità sono i tratti salienti del nostro mezzo, sia per quanto riguarda l’informazione sia per l’entertainment. Inoltre, l’Italia è un paese che si mantiene sull’economia delle piccole e medie imprese e le radio locali sono un alleato importante del territorio. Undici milioni di italiani seguono gli eventi delle radio che condividono le piazze, un numero enorme».

La tecnologia è nel DNA di RadioMediaset, gruppo rappresentato dal suo direttore generale Cesare Sordi. «Cerchiamo di coprire i gusti degli ascoltatori, di evitare sovrapposizioni con gli altri editori, siamo presenti su tutte le piattaforme e sui social e abbiamo 180 web radio in continuo aggiornamento». A proposito di web radio Annamaria Genzano, direttrice Relazioni interne, esterne e affari istituzionali RTL 102.5, rispondendo agli studenti, ha spiegato che le radio innanzitutto sono broadcaster e fanno un servizio pubblico, con la finalità di aumentare la cultura e incidere a livello sociale. 

E al mondo radiofonico della musica che posto è riservato? Mario Volanti, presidente di Radio Italia, “tempio della musica live, la casa della musica italiana”, ha auspicato che «la radio oltre la radio sia la radio, perché la radio è creatività, comunicazione, gioia, invenzione» e questo, per loro, è passato attraverso la trasmissione della musica italiana che da 41 anni accompagna gli ascoltatori affezionati con grande successo.

Infine, un approfondimento è stato dedicato al boom dei podcast che non sono semplici audio ma veri e propri contenuti autoriali con caratteristiche molto diverse dalle trasmissioni radiofoniche. Un mercato in crescita esponenziale e, come ha sottolineato Montefusco, amato dai giovani tra i 18 e i 25 e tra i 25 e 24 anni. E la Generazione Z sarà sempre più protagonista perché può intercettare gli stili che evolveranno.
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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