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Economia circolare tra innovazione e tradizione

30 novembre 2021

Economia circolare tra innovazione e tradizione

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Negli ultimi anni sono in molti a parlare di economia circolare, uno degli assi portanti dello European Green Deal, la strategia di crescita presentata dalla Commissione Europea a dicembre del 2019, sia del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza.

«Ma nessuno ci dice come attuarla a livello di società civile, cosa implichi l’attuazione dell’economia circolare per la comunità, quale enorme cambiamento di mentalità, abitudini, prassi, questa comporti. A noi viene chiesto di usare gli scarti degli altri, di smettere di comprare e possedere, privilegiando il prestito, lo scambio, il baratto, il noleggio». 

Ha preso avvio da queste considerazioni pronunciate da Ilaria Beretta, docente di Sociologia dell’ambiente e del territorio, la multipolar conversation ‘Building a multi-ethnic climate-neutral society’, che si è tenuta  in Università Cattolica lunedì 29 novembre. La seconda del progetto New European Bauhaus, iniziativa che punta a costruire una estetica della comunità per rendere fecondo e bello l’incontro tra le diverse componenti, sociali ed etniche, delle nostre città.

Ma come possiamo costruire una società allo stesso tempo multi-etnica e carbon-neutral? Cosa possiamo imparare dalle culture d’origine dei nostri concittadini in termini di economia circolare? Quali sono le idee vincenti che possiamo trattenere e tramandare? 

Qualche spunto dal mondo è stato suggerito da quattro concittadini provenienti dal Brasile, Senegal, Romania e Palestina. 

Awa Kane, studentessa della Facoltà di Scienze politiche, proviene dal Senegal e ha raccontato come nel suo Paese non si poteva sprecare né acqua né cibo. «Quando si uccideva il montone in occasione di feste si metteva la carne avanzata sotto sale – allora non c’era il frigorifero - per consumarla durante l’inverno e con la pelle si ricopriva il tamburo. Oggi possiamo permetterci qualcosa in più e importiamo gli oggetti europei che in questo modo iniziano una seconda vita».

E’ cresciuta in Romania durante il periodo del comunismo Gabriela Palade, da anni operatrice scolastica in Italia, e sa bene cosa significa avere poche cose da mangiare e per vestirsi. «C’era pochissimo spreco perché i vestiti venivano recuperati, i giocattoli costruiti con i materiali che c’erano a disposizione. Oggi il 44% della popolazione vive in campagna e fa un largo utilizzo della piante per curarsi».

Ricorda la nonna indigena e i suoi venti figli Simone Silva, mediatrice culturale, arrivata dal Brasile molti anni fa. «Allora non sapevo che si chiamasse economia circolare, ma lei ci ha trasmesso il concetto di sostenibilità, dell’attenzione a non sprecare cibo. Sono vissuta nel nord est del Brasile e lì ci sono grosse disuguaglianze con le favelas alle periferie della città dove si concentrano gli abitanti che provengono dalla campagna. Oggi però questi poveri fanno un lavoro utile a tutti, ripuliscono le città dai rifiuti raccogliendoli su carretti, per poi separarli e riciclarli. Un modo non legale di tenere pulita la città e di fare qualche guadagno. Altri, invece, recuperano le bicilette dismesse dai bianchi e le portano nelle favelas, dando così la possibilità a queste famiglie di portare i figli a scuola e di accedere ai servizi della città».

Non è stata una scelta la gestione oculata del cibo per Yias Ashkar quando si trovava in Palestina ai tempi del coprifuoco. «Avevamo la casa piena di barattoli di cibo conservato che condividevamo con le famiglie vicine”. Un altro esempio di economia erano i matrimoni che come si sa nel mio paese sono sempre di massa - dalle 500 alle 660 persone. Dopo la festa il cibo avanzato veniva impacchettato e ridistribuito ai poveri della città». Oggi Yas fa il ristoratore a Brescia e cerca di attuare i concetti della sostenibilità con una gestione oculata del cibo etnico che prepara ai suoi clienti.

Il terzo appuntamento di NEB sarà il 9 dicembre, nuovamente a Milano nella Sala Fontana del Museo del '900, e saranno coordinati da ASA e ASGP. Questo terzo appuntamento sarà incentrato sul tema della sostenibilità ambientale, valorizzando le esperienze di diverse culture per combattere cambiamenti climatici e favorire forme di economia circolare. 

Un articolo di

Antonella Olivari

Antonella Olivari

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