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| Katia Biondi
24 marzo 2023
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Il benessere di una società si misura anche con la longevità e la facilità di accesso alle cure mediche. In un’epoca caratterizzata da forti polarizzazioni, impoverimento progressivo del ceto medio, aumento di lavoratori fragili, stili di vita poco salutari per alcune fasce della popolazione, i tradizionali parametri di reddito e consumi non sono più sufficienti per leggere le disuguaglianze che necessitano, invece, di nuove lenti di interpretazione e di nuove soluzioni.
Ne sono convinti gli autori che hanno contribuito alla stesura del libro “Vite disuguali”, pubblicato dal Mulino nella collana Arel e a cura di Marianna Madia, deputata del Partito Democratico dal 2008 e già ministro per la Pubblica amministrazione dal 2014 al 2018. Un volume collettivo dove ogni capitolo prova a indagare come una singola politica pubblica possa incidere per arginare il divario sociale proprio alla luce del parametro della longevità. Questo perché il solco tra le disuguaglianze si sta sempre più approfondendo. Lo dimostra il fatto che una persona che vive in Trentino Alto-Adige ha una aspettativa di vita di tre anni superiore rispetto a chi vive in Campania.
«Si tratta di riequilibrare i pesi interni e far ripartire i motori di un meccanismo che si è inceppato», ha detto il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, aprendo lunedì 20 marzo i lavori del dibattito in occasione della presentazione del libro.
Da questo punto di vista «la politica può fare molto» ma può anche «creare danni», ha avvertito il sindaco di Milano Beppe Sala, che ha partecipato all’incontro. «Il progresso ha portato a un certo tipo di mondo ora minacciato dalle disuguaglianze. Bisogna trovare formule adeguate, fare fronte comune a problematiche come quella dell’abitare». Purtroppo, ha aggiunto il sindaco Sala, «oggi prevalgono gli slogan ma è dalle città, che si ritiene siano più evolute, che devono nascere le soluzioni. Ambiente e istruzione: sono questi i dibattiti da affrontare».
E, in effetti, il libro offre numerosi spunti e costituisce una sorta di agenda per capire da dove partire e in che modo rispondere alle «nuove esigenze dei cittadini». Lo ha ribadito Claudio Lucifora, docente di Economia politica all'Università Cattolica, dove dirige il Centro di Ricerca sul Lavoro “Carlo dell'Aringa” (Crilda), promotore dell’incontro con l’Agenzia di Ricerche e Legislazione (Arel). Per l’economista della Cattolica «gran parte delle differenze si manifestano nell’accesso ad alcune funzioni: accesso alla cure mediche, ai diversi livelli di istruzione, allo stile di vita sano e alle condizioni di lavoro». Un punto su cui si trova d’accordo anche la curatrice del volume. «Quello che mi ha colpito alla fine di questo lavoro è che ci sono tre elementi che tornano: un progressivo impoverimento di larghe fette di popolazione; disuguaglianze strutturali di partenza; situazioni di povertà e di marginalità che, se vissute da bambino, difficilmente possono subire un ribaltamento nel percorso di vita».
Non a caso nel libro è utilizzata l’espressione «piano inclinato» per descrivere queste «condizioni di marginalità sociale» che coinvolgono sempre più persone in cui è forte il timore che il «domani sarà peggiore dell’oggi». Dunque, «un impoverimento crescente, costante e diffuso» che richiede «percorsi di cambiamento». I filoni su cui investire per un cambio di rotta ci sono: innanzitutto la formazione, vero grande antidoto contro la povertà; e, poi, politiche di sostegno ai salari minimi, il ripensamento dei lavori tradizionali, l’aggiornamento delle competenze, la questione ambientale. «Per evitare vite disuguali e cambiare i destini collettivi dobbiamo agire su una serie di politiche facendo proposte concrete», ha rimarcato Madia.
È dunque soprattutto una questione di politiche adeguate anche a fronteggiare il «cambiamento demografico». Un tema su cui ha posto l’accento Francesco Samorè, segretario generale della Fondazione Bassetti, tra gli autori del volume insieme con Cristina Tajani, già assessore al Comune di Milano, Lia Quartapelle, membro della Commissione Esteri, presenti al dibattito. «Viviamo in una società vecchia, travolta da nuovi saperi e dal digital divide» e tutto questo pone di fronte a «scelte valoriali» per gli individui e le comunità. A tal proposito, ha ricordato Tajani, anche le politiche territoriali, come quelle sanitarie o educative, in egual misura di quelle rivolte agli individui possono ridurre le disuguaglianze».
Fratture sociali che però vanno interpretate anche con una prospettiva internazionale. È quanto ha osservato Quartapelle secondo cui «è in corso un aumento delle disuguaglianze che provoca conseguenze politiche anche sulla tenuta delle nostre società». In particolare in Italia, il Paese che a livello globale perde più posizioni e dove effettivamente le persone più povere sono tornate indietro rispetto a vent’anni fa». E la sanità, la qualità della vita, l’istruzione sono le prime spie di un malessere diffuso da non sottovalutare.
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