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Future Makers nel segno della sostenibilità

14 gennaio 2022

Future Makers nel segno della sostenibilità

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Alberto, Alex, Bianca, Giulia e Isabella. Tra i cento Future Makers selezionati dalla sezione italiana di Boston Consulting Group cinque arrivano dalla Cattolica.

Aperto agli studenti di età compresa tra i 23 e i 26 anni provenienti da tutte le università italiane (e non solo) di tutte le facoltà, il programma – giunto alla sua quinta edizione – ha come obiettivo quello di individuare e riunire giovani talenti per sensibilizzare la potenziale classe dirigente del futuro su specifiche tematiche. Nell’edizione 2021 il tema scelto è stato quello della sostenibilità che, come spiega Alberto Milella, laureato in Economia e gestione aziendale in triennale e Management d’impresa alla magistrale, ha animato i numerosi workshop e ha stimolato una riflessione: «Serve una maggiore consapevolezza anche a livello individuale. Le cose possono cambiare e i problemi possono essere risolti se ognuno di noi ha voglia di fare e fa la sua parte».

«Una bella opportunità per crescere – ha aggiunto Bianca Arduini, alumna della Facoltà di Economia e Giurisprudenza dove ha seguito il profilo in General Management della laurea magistrale in Gestione d’azienda - avere chiari fin da subito quelli che potrebbero essere i grandi problemi del futuro che potremmo trovarci ad affrontare all’interno del nostro percorso professionale è stato sicuramente un momento di crescita e consapevolezza».

L’evento, che si è svolto a Milano il 4 e il 5 novembre, quest’anno a causa del Covid è durato solo due giorni (e non quattro come nelle passate edizioni), è strutturato in speech di relatori legati principalmente, ma non solo, al mondo dell’economia e dell’industria. Inoltre, il 30% dei candidati selezionati – tra cui l’alumna Isabella Somaschini – ha partecipato all’evento da remoto.

In questa edizione, tra gli altri, sono intervenuti il regista Ali Tabrizi, l’amministratore delegato di Autostrade per l’Italia Roberto Tomasi, il giornalista Ferruccio De Bortoli e il vicepresidente di Ispi Paolo Magri. «Ascoltare persone che hanno avuto grande successo nei propri campi può essere una fonte di ispirazione e un modello da seguire», racconta Giulia Pappacoda, laureata in Scienze linguistiche, profilo in Management internazionale.

Tra gli incontri più apprezzati dai ragazzi sicuramente quello con il giovane regista anglo-iraniano Ali Tabrizi, noto per il suo documentario Seaspiracy: «Forse ha contribuito il fatto di essere quasi coetanei ma ci ha fatto capire – spiega Alberto - che come lui anche noi possiamo essere protagonisti. Non domani, adesso. Per lui esistono due chiavi per risolvere un problema: la passione e la curiosità che, insieme, producono una forma di sana “ossessione”, uno stimolo che non ti fa stare in pace con te stesso fino a quando non hai fatto qualcosa per risolvere le cose».

«Più che uno speech su questioni tecniche – racconta Alex Peverengo, laureato in Management per l'impresa - è stato un incontro di tipo ispirazionale, ha cercato di trasmetterci un certo tipo di approccio partendo dal suo lavoro e dalle numerose difficoltà che ha incontrato. È stato sicuramente, anche dal punto di vista dello scambio e del dibattito, l’evento più vivace».

Per essere selezionati i nostri alumni sono riusciti ad emergere tra 10mila candidature e hanno superato un percorso di selezione lungo, difficile e molto particolare a causa delle restrizioni imposte dalla pandemia che ha costretto gli organizzatori a far svolgere le diverse fasi prevalentemente a distanza e che ha protratto il processo per un anno e mezzo. Per essere scelti i ragazzi hanno affrontato quattro step: Curriculum e cover letter, assessment games, video motivazionale e focus group.

«I giochi avevano un obiettivo che in alcuni casi sembrava apparentemente irraggiungibile – spiega Alex - ma l'importante è che sulla base delle varie scelte prese per risolverli tracciavano un profilo psicologico: propensione al rischio, capacità di analisi ecc. Nei focus group invece l’obiettivo non era tanto le sintesi finali quanto capire il modo di ragionare di noi candidati e il ruolo all’interno del gruppo e del processo decisionale. Necessario per individuare se una persona è mediatore, leader o gregario».

«Per risolvere uno di questi giochi – conferma svelando un divertente aneddoto Alberto – ci ho messo quasi quattro ore. Forse non sarò stato particolarmente brillante ma almeno avranno apprezzato la prova di grande perseveranza».

Un’esperienza che più che dal punto di vista strettamente lavorativo è stata molto importante soprattutto sotto l’aspetto personale: «È stata una cosa che mi ha dato orgoglio personale e motivazione – ammette Alberto - perché tra i Future Makers ho trovato persone che reputo davvero di livello. Se sono stato scelto in qualche modo me lo sono meritato e ciò mi ha dato carica e consapevolezza. Inoltre, ha smosso qualcosa dentro di me trasmettendomi la voglia di poter fare qualcosa nell’ambito dell’ambiente e della sostenibilità, magari all’interno del mio percorso professionale».

«Io ho scoperto il programma quasi per caso perché passando davanti alla bacheca ho visto il manifesto di un evento di presentazione promosso dal professor Sebastiano Grandi e conoscendo BCG mi sono incuriosita e ho deciso di partecipare. All’inizio una pensa che tra diecimila candidature le speranze siano minime ma poi andando avanti nelle selezioni sale la convinzione di avere le carte giuste. Sono esperienze di cui fare tesoro perché non capita spesso» conferma Bianca.

«Il percorso, essendo promosso da una società di consulenza, ha visto coinvolti soprattutto studenti con una formazione di tipo economico-ingegneristico. Io, studentessa di Scienze linguistiche, non pensavo di avere grandi chance – ammette Giulia – invece ce l’ho fatta e questo è davvero importante per l’autostima. A tutti i ragazzi consiglio di tentare. Perché vale la pena anche solo provarci». E questo, forse, è l’insegnamento più importante.

Un articolo di

Luca Aprea

Luca Aprea

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