Un protagonismo delle nuove generazioni rilanciato dal rettore Franco Anelli. Gli studenti «sono la nostra parte di Next generation, per loro siamo qui. Essi rappresentano il rigenerarsi della motivazione iniziale. Rinnovano ogni anno l’atto fondativo, la prima pietra posta cento anni fa». A partire dai primi, «che non mi stanco di annoverare tra i fondatori di questo Ateneo», e poi «dai sempre più numerosi giovani che ci hanno dato fiducia e che hanno permesso all’Ateneo di contribuire allo sviluppo del Paese con i suoi oltre 300.000 laureati».
Rettore Anelli: Identità, creatività e nuovi luoghi per andare oltre l'incertezza del presente
Con loro, ha detto il professor Anelli, «oggi varchiamo una soglia: comincia il secondo secolo di vita di questo Ateneo». La presenza della presidente della Commissione ricongiunge i due elementi costitutivi dell’identità di questa università: la sua dimensione nazionale e quella europea. «In primo luogo, perché è un’università e le università sono in sé portatrici di una cultura intrinsecamente europea. L’Unione stessa non sarebbe stata concepibile senza quella comune matrice di pensiero che le università hanno contribuito a creare e diffondere; così come le nostre università di oggi non sono pensabili se non all’interno del sistema europeo dell’alta formazione e della ricerca. In secondo luogo, questa università è ancor più profondamente europea proprio perché cattolica».
Del resto, come ha detto monsignor Mario Delpini, arcivescovo di Milano nel suo saluto come presidente dell’Istituto Toniolo di Studi Superiori, «l’Università Cattolica ha una missione: il pensiero critico può essere lieto se è discernimento per introdurre allo stupore; la cultura giuridica può offrire motivazioni all’impresa di aggiustare il mondo se introduce all’arte della politica e del convivere civile secondo giustizia; la competenza economica può essere abilitazione alla responsabilità per l’ecologia integrale. Insomma, l’Università Cattolica ha la missione di testimoniare e configurare un umanesimo della speranza».
Mons. Delpini: L'umanesimo della speranza
Per questo, ha proseguito il rettore Anelli, «un’università come la nostra deve proporsi di operare come un’istituzione creativa. In una stagione di disorientamento, le università appaiono tra le poche realtà la cui funzione è rimasta pressoché intatta e pedagogicamente necessaria alla crescita delle generazioni».
Pensando a loro, il rettore ha annunciato «un passo importante per la definizione del volto dell’Ateneo del prossimo secolo». Nelle scorse settimane è stato sottoscritto il verbale di consegna dell’ala Santa Valeria della Caserma Garibaldi di piazza Sant’Ambrogio ed è stata perfezionata la convenzione con il Comune di Milano e l’Agenzia del demanio che consentirà l’avvio dei lavori di ristrutturazione. Finalmente, finalmente, dopo anni di intensi sforzi, un’aspirazione che fu già dei nostri fondatori si compie e cominciamo a vedere concreta all’orizzonte la possibilità di realizzare un grande campus urbano nel fabbricato che fu prima convento francescano e poi caserma militare per infine ospitare la Polizia di Stato; verrà così restituito alla città un rinnovato luogo di studio e cultura».
Questa diventerà, insieme a «questi storici e insostituibili chiostri, la nostra nuova casa». Un sogno quasi inafferrabile diventerà realtà. Non credo si possa immaginare un gesto più significativo per marcare il principio di un secolo».
Il rettore Anelli ha chiuso il suo discorso riferendosi ancora agli studenti. «Quando un professore entra in aula, si rende conto che in quei volti, diversi ogni anno ma animati dalla stessa attesa di conoscenza, si ricrea il senso dell’istituzione universitaria, la radice del suo esistere. Guardando un’aula gremita e gli occhi curiosi dei ragazzi, all’inizio della prima lezione del corso, si coglie il valore profetico dell’espressione di Martin Heidegger: “L’Inizio è ancora. Non è alle nostre spalle, come un evento da lungo tempo passato, ma ci sta di fronte, davanti a noi”».
A conclusione della cerimonia di inaugurazione, Irene Ferrami, laureata triennale di Scienze linguistiche e iscritta alla magistrale di Lingue, ha portato il saluto di una nutrita rappresentanza di studenti che ha incontrato in aula Gemelli la presidente von der Leyen, donandole una felpa dell’Università Cattolica. «La ringrazio a nome di tutta la gioventù europea, perché in un dialogo ciò che conta di più è avere qualcuno che ascolta, e il suo grande impegno nell’aiutarci a prenderci cura del nostro pianeta, nell’aiutarci a prenderci cura del nostro futuro e nell’aiutarci a non perdere la speranza è il più grande esempio di ciò che è l’Unione Europea. Grazie, dal profondo del cuore dell’Europa».