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Le Case della Comunità: un'opportunità da non perdere

20 settembre 2021

Le Case della Comunità: un'opportunità da non perdere

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Il mondo della sanità nella sua organizzazione territoriale cambia volto: il poliambulatorio e poi la Casa della Salute stanno cedendo il posto alla Casa della Comunità, che non è un poliambulatorio ma una Casa della Salute dove la comunità è protagonista, insieme alle Istituzioni (Enti Locali, Servizi sociali, Asl), al terzo settore no profit e al volontariato, in un comune disegno condiviso dedicato a quel territorio e a quella comunità.

È questo un argomento che sta molto a cuore al professor Renato Balduzzi, docente di Diritto costituzionale della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, già ministro della Salute, che il 17 settembre è stato intervistato su questi temi da Margherita De Bac, giornalista del Corriere della Sera. La conversazione, avvenuta nell’ambito dell'Open Week Master & postlaurea, è stata anche l’occasione per presentare il corso di perfezionamento “Organizzazione e gestione delle Case della Comunità nell’ambito del riordino della sanità territoriale“ (del quale il professor Balduzzi è direttore) promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore.

La Casa della Comunità – ha spiegato il professor Balduzzi - è uno spazio dove si è accolti e si è accompagnati. Non si tratta solo di cura medica, ma nella Casa della Comunità vi sono competenze diverse che operano in un territorio. La sua caratteristica non è la prestazione (anche se di eccellenza) ma proprio la capacità di dare risposte ai bisogni. Del resto la pandemia in corso ha accelerato tale processo, tanto che il governo Draghi ha inserito le Case della Comunità nel programma di governo, cosa mai accaduta prima. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, infatti, al punto della mission salute è inserita una componente dedicata al rafforzamento delle reti di prossimità e dell’assistenza sanitaria territoriale, e al centro del riordino è prevista proprio la nuova figura delle Case della Comunità, per la cui realizzazione vengono investiti due miliardi di euro peri i prossimi cinque anni.
 

Un articolo di

Agostino Picicco

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Si tratta di una occasione unica per riqualificare una serie di servizi storicamente penalizzati rispetto a quelli ospedalieri, raggiungendo obiettivi di integrazione sociosanitaria e di continuità assistenziale che da tempo i diversi sistemi regionali perseguono con fatica, come l’esperienza pandemica ha spesso dimostrato.

Per questo il professor Balduzzi ha sottolineato l’intuizione dell’Università Cattolica di intervenire con tempestività a supporto di un processo che si avvierà a partire dai prossimi mesi, offrendo una nuova opportunità di alta formazione, la prima in Italia nel suo genere, rivolta ai dirigenti delle aziende sanitarie, dei servizi sociali e del Terzo Settore che tradurranno concretamente gli obiettivi del Pnrr, grazie a un corpo docente qualificato ed entusiasta. Ha poi precisato che «l’attuazione del modello organizzativo delle Case della comunità non si deve risolvere in una mera operazione nominalistica dato che per un’effettiva integrazione tra prestazioni sanitarie e sociali servono cultura manageriale e metodi di lavoro all’altezza dell’obiettivo. Occorre elaborare una visione comune e uno strumentario operativo in grado di supportare fin da subito il cambiamento».

 

Infatti alla base delle Case di Comunità c’è un radicale cambio culturale: «Il portatore di un bisogno – ha spiegato il professor Balduzzi - non deve solo soddisfare il suo bisogno (è questo un approccio individualista), ma è chiamato a coinvolgersi in una logica di comunità e non solo di scambio tra domanda e offerta. Tale salto di qualità culturale è alla base di un disegno organizzativo, evidenziato dalla pandemia, in cui risulta importante insistere sull’assistenza territoriale anziché attribuire peso di assistenza agli ospedali».

Per questo, ha precisato il professor Balduzzi, il percorso formativo rivolto a dirigenti e operatori della sanità territoriale disposti ad accogliere la sfida che la Casa della Comunità rappresenta, e che partirà il prossimo 15 ottobre fino al 25 marzo 2022, si articolerà in un percorso di formazione-ricerca nel quale i partecipanti saranno attivamente coinvolti al fine di favorire la circolazione di esperienze e competenze, al di là dello schema classico che vede una rigida divisione di ruoli tra docenti e studenti.

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