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Più istruzione per recuperare occupazione. Il ruolo della formazione postlaurea

21 settembre 2021

Più istruzione per recuperare occupazione. Il ruolo della formazione postlaurea

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Passione, determinazione ma soprattutto formazione. Sono gli ingredienti necessari per inserirsi in un mercato del lavoro in rapida evoluzione e sempre più flessibile. Un processo che la pandemia ha contribuito ad accelerare ulteriormente. È il messaggio forte emerso dall’Open Week Unicatt che l’Università Cattolica da lunedì 13 a venerdì 17 settembre ha dedicato alla presentazione dei 217 master di I e II livello, dei corsi di Formazione continua, delle Scuole di specializzazione e dei Dottorati proposti nei suoi cinque campus e in diversi ambiti disciplinari. «Con la pandemia sono stati persi un milione di posti e ne sono stati recuperati 600mila», ha fatto notare Nicola Saldutti, caporedattore Economia del Corriere della sera, intervenendo lunedì 13 settembre alla tavola rotonda di apertura intitolata “Nuove competenze per nuovi scenari: la formazione postlaurea può fare la differenza?”. «Dati recenti indicano chiaramente che il recupero maggiore è direttamente proporzionale al livello di istruzione. Più è basso, più calano le possibilità di collocamento. E questo vale per la laurea e, ovviamente, anche per i master. Se si investe su stessi le probabilità di individuare un percorso professionale crescono sensibilmente».

Una settimana ricca di webinar, presentazioni, colloqui. Più di 100 gli incontri organizzati, cui si sono iscritte circa 2.000 persone, che hanno fatto registrare 7mila spettatori raggiungendo 206mila utenti grazie anche ai 48 contenuti prodotti e alle oltre quattro ore di dirette su tutti i social dell’Ateneo. Un’occasione per raccogliere informazioni e suggerimenti preziosi su programmi, modalità di ammissione, opportunità di stage, borse di studio e per incontrare direttori e coordinatori dei percorsi formativi ma anche rappresentanti aziendali, tutor, diplomati di edizioni precedenti. «Pensiamo che sia stato un utile momento di riflessione e di valutazione delle possibili proposte formative affinché la scelta di un percorso postlaurea offra davvero una chance in più per il proprio futuro professionale», ha affermato Ismene Papageorgiu, responsabile master e corsi specializzanti dell’Università Cattolica. Non a caso «lo slogan di queste giornate “Fai crescere le tue aspirazioni” riassume appieno lo spirito che riteniamo possa guidare questa scelta».

L’Open Week Unicatt è stata anche una vetrina per i nuovi percorsi attivati nell’anno accademico 2021/2022. Tra questi Event&Entertainment Design; Competenze relazionali e strumenti narrativi: approcci psicopedagogici; Psicologia pediatrica; Fashion law; Benessere, stress management e digitalizzazione: dall’assessment al neuropotenziamento per i contesti di ricerca, professionali e clinici; Terzo settore e impresa sociale. Sostenibilità, management e impatto. Proprio quest’ultimo è stato al centro dell’incontro “Le nuove sfide dei manager business e non business nella new global & social impact economy”, organizzato in partnership con Banca Intesa Sanpaolo e moderato dal direttore del master e docente di Economia aziendale Marco Grumo. Sostenibilità, economia circolare, responsabilità sociale d’impresa i temi toccati durante il dibattito di martedì 14 settembre che ha posto l’accento sulla necessità di nuove figure professionali, in grado di governare un’economia dove i confini tra business e terzo settore sono sempre più meno marcati. Ne è convinto anche Carlo Fornario, direttore della comunicazione e fundraising per il Policlinico Gemelli e osservatore privilegiato del mondo non profit. «Non si insegue più il business a tutti i costi ma anche nel mondo non profit non basta più “fare del bene”. È cresciuta l’attenzione verso lavoratori e ambiente. I manager del futuro non possono più avere solo determinate caratteristiche tecniche ma dovranno avere cura particolare verso attitudini».

Tra le novità di quest’anno c’è anche il corso di perfezionamento Organizzazione e gestione delle Case della Comunità nell’ambito del riordino della sanità territoriale, diretto da Renato Balduzzi, docente di Diritto costituzionale nella facoltà di Giurisprudenza. «La Casa della Comunità è uno spazio dove si è accolti e si è accompagnati», ha spiegato il professor Balduzzi nel webinar di venerdì 17 settembre “Le Case della Comunità: un’opportunità da non perdere”, rispondendo alle domande della giornalista del Corriere della sera Margherita De Bac. «La sua caratteristica, dunque, non è la prestazione ma proprio la capacità di dare risposte ai bisogni. Del resto, la pandemia in corso ha accelerato tale processo, tanto che il governo Draghi ha inserito le Case della Comunità nel programma di governo, cosa mai accaduta prima. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza al punto della mission salute è inserita una componente dedicata al rafforzamento delle reti di prossimità e dell’assistenza sanitaria territoriale e, al centro del riordino, è prevista proprio la nuova figura delle Case della Comunità, per la cui realizzazione saranno investiti due miliardi di euro per i prossimi cinque anni». Nasce su questi presupposti il percorso formativo che - unico nel suo genere in Italia e rivolto a dirigenti delle aziende sanitarie, dei servizi sociali e del Terzo Settore che tradurranno concretamente gli obiettivi del Pnrr, grazie a un corpo docente qualificato ed entusiasta - prenderà il via il 15 ottobre.

Ultima nota: tra le colpe o i meriti della pandemia c’è anche quello di aver dato campo libero allo smart working aprendo nuovi scenari nel modo di lavorare. Di questo si è discusso nel webinar di giovedì 16 settembre “Le aspettative di BenEssere tra umanesimo e digitalizzazione: ricerca, produttività e salute”. «La vicenda pandemica ha solo accelerato il processo, portando le aziende a rispondere con il lavoro agile in modalità emergenziali, ma si tratta di cambiamenti di lunga gittata, che erano già in atto», ha osservato Marco Poggi, presidente di MIDA SpA, società di consulenza che si occupa di sviluppo e change management con focus sulla people transformation all’interno di contesti aziendali. «Ci sono due filoni di pensiero: chi dice che si tornerà alle modalità di lavoro pre-pandemia e chi invece intravede un’opportunità per cambiare radicalmente determinate cose. Tuttavia, è indubbio che per rispondere alle esigenze dell’azienda, una persona debba stare bene. Per questo l’approccio HR - che mette le persone al centro, sviluppandone benessere, talento e aspirazioni - sarà la bussola che governerà il futuro delle pratiche aziendali».

E per chi avesse perso questi appuntamenti è possibile rivederli sui canali social e sul sito dell’Università Cattolica o prenotare un colloquio di orientamento richiedendolo attraverso il sito master.unicatt.it.

Un articolo di

Katia Biondi

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