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Nel cuore un ideale: l’attivismo di Armida Barelli tra fede e impegno civile

28 aprile 2022

Nel cuore un ideale: l’attivismo di Armida Barelli tra fede e impegno civile

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Nei giorni immediatamente precedenti la beatificazione di Armida Barelli, il collegio Marianum ha inteso esprimere la sua riconoscenza alla cofondatrice dell’Università Cattolica per aver fortemente voluto l’istituzione del collegio femminile, in anni in cui l’Ateneo dei cattolici italiani aveva altre priorità, considerando che vari convitti religiosi avrebbero comunque offerto ospitalità a chi veniva a studiare dalle lontane regioni italiane, soprattutto del Sud.

Lo spirito di gratitudine e il desiderio di approfondire la conoscenza di Armida Barelli (appannatasi negli anni, quando sono venuti meno coloro che l’avevano conosciuta personalmente) sono stati alla base dell’incontro che si è svolto il 26 aprile presso il Marianum sul tema “Nel cuore un ideale. L’attivismo di Armida Barelli tra fede e impegno civile”. A tratteggiare e a condividere con le “marianne” alcuni aspetti della sua attività, della sua personalità e della sua spiritualità sono stati qualificati conoscitori della sua storia, proponendola ancora oggi come valido modello di vita, come ha fatto Maria Grazia Fiorentini, direttrice del Collegio Marianum, introducendo l’incontro: «Prendiamo esempio da Armida, che si è dimostrata donna del costruire e per questo donna degli strumenti. Il Marianum è stato un suo strumento offerto per la causa della formazione culturale delle donne».

Ha moderato l’incontro Ernesto Preziosi, vice-postulatore della causa di beatificazione di Armida Barelli, il quale ha richiamato il senso della vocazione della beata: «Armida non aveva in mente di fondare qualcosa, cercava la sua strada e ha trovato una strada nuova, quella di vivere nel mondo, seguendo i consigli evangelici, con una dedizione totale. Quanto ha seminato nell’associazionismo cattolico femminile ha cambiato la modalità di essere nella vita della Chiesa in un tempo in cui la donna viveva una condizione di marginalizzazione e subordinazione».

Il profilo spirituale di Armida Barelli è stato tratteggiato da monsignor Claudio Giuliodori, assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica: «Armida si è lasciata interpellare. Il suo discernimento spirituale e umano non è stato semplice ed è durato tanti anni, a partire dall’incontro con padre Gemelli l’11 febbraio del 1910 fino all’offerta di sé al Signore il 31 maggio del 1913, festa del Sacro Cuore, culminata il 19 novembre del 1919 con la consacrazione nel coretto di San Damiano ad Assisi. Le immagini evangeliche di Marta e Maria, che rappresentano l’attivismo e la contemplazione, in Armida coesistono. Anzi possiamo dire che l’aspetto contemplativo è alla base dell’impegno organizzativo». Poi monsignor Giuliodori si è rivolto alle giovani presenti, invitandole, sul modello di Armida, a ricercare il senso profondo della loro vita e a scoprire i doni e i percorsi propri di ciascuno.

Tutto ciò perché l’attualità di Armida è evidente, il suo non è il percorso di un’altra epoca, ma la sua testimonianza è sempre viva: lo ha ribadito Barbara Pandolfi, vicepostulatrice della causa di beatificazione di Armida Barelli e docente di Teologia sistematica. Il messaggio alle ragazze del suo tempo – valido anche oggi - è di non essere «buone alla buona, ma di vivere in pienezza». Armida, infatti, «è stata capace di leggere il bene nella sua storia e di vivere l’appartenenza a Dio, nelle condizioni ordinarie della vita, consacrandosi a Dio con una scelta innovativa che verrà riconosciuta dalla Chiesa solo trent’anni dopo e portata a pienezza con il Concilio Vaticano II».

Sull’impegno civile di Armida ha relazionato l’onorevole Rosy Bindi, già Ministro della Repubblica Italiana e già vice-presidente dell’Azione Cattolica Italiana, sottolineando la dimensione popolare della testimonianza della Barelli in campo ecclesiale e in campo civile con l’invito alle socie della Gioventù Femminile ad iscriversi al Partito popolare quale veicolo dell’impegno politico dei cattolici: «Armida ha anticipato l’importanza del ruolo laicale nella Chiesa e ha maturato una visione autentica di responsabilità del laicato stesso. Non avremmo avuto le primavere nella Chiesa, se non fossero state preparate da persone come Armida Barelli».

Anche in base al dibattito che è seguito con i relatori, le studentesse del Marianum hanno avuto modo di ascoltare una lezione che non dimenticheranno facilmente: è risultato chiaro che Armida non è stata una super donna ma è “la santa della porta accanto” che – con garbo e delicatezza, ma anche con passione e determinazione, ha dedicato la sua vita ad amare Dio e le tante persone che ha incontrato sulla sua strada.

Un articolo di

Agostino Picicco

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