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Armida, una donna capace di costruire reti e legami
In occasione della beatificazione, la testimonianza sul sagrato del Duomo di Milano di studenti e professori dell'Università Cattolica
| Antonella Olivari
29 aprile 2022
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Eleanor Roosevelt, Rita Levi Montalcini, Malala, Alda Merini, Armida Barelli. C’è un sottile filo rosso che unisce la vita di queste donne ed è la loro “singolarità femminile”. Donne che in diversi periodi della storia hanno saputo sfidare stereotipi e convenzioni facendo valere con determinazione, impegno, decisione le proprie idee. È un inno alla loro intraprendenza il terzo e ultimo appuntamento del ciclo di convegni “Singolare femminile” promosso venerdì 29 aprile dall’Istituto Giuseppe Toniolo, ente fondatore dell’Università Cattolica, con l’obiettivo di far conoscere la figura e l’opera della “Sorella Maggiore” Armida Barelli, dal 30 aprile beata, e in vista della 98esima Giornata Universitaria del 1° maggio dal titolo “Con cuore di donna. Al servizio della cultura e della società”.
Non meno intraprendenti, tenaci, impegnate le protagoniste che hanno animato il dibattito: la psicologa e accademica Silvia Vegetti Finzi, la violinista dell’Orchestra di Leopoli Katerina Poteriaieva, l’amministratore delegato Illycaffè Cristina Scocchia, l’ingegnere nucleare Elvina Finzi, la badessa del monastero Mater Ecclesiae di Orta San Giulio suor Maria Grazia Girolimetto, la prorettrice vicaria dell’Ateneo Antonella Sciarrone Alibrandi.
Un appassionante viaggio tra passato e presente, arricchito da immagini, filmati, audio dove a fare da sfondo è la figura di Armida Barelli, dal 30 aprile beata: una donna straordinaria, espressione di quel protagonismo femminile che è anche alle origini della Cattolica.
A introdurre il dialogo a più voci, coordinato dalla direttrice del Tg1 Rai e alumna Monica Maggioni, il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli. «Mi piace molto l’idea della singolarità. Il genere è fatto di individui, di singole persone che danno una cifra e un senso particolare a questo universo». La Chiesa ha dedicato alle donne documenti interessanti, come quelli del Concilio Vaticano II, dove si trovano formule importanti, per esempio che “le donne possono aiutare l’umanità a non decadere”. Non è un caso, ha continuato il rettore Anelli, «ci affidiamo a loro perché, hanno il compito primario della trasmissione dei valori, di cui sono custodi e protagoniste».
Eppure, nonostante i significativi traguardi raggiunti negli ultimi anni, restano numerosi gli ostacoli che impediscono alle donne di esprimere al meglio il proprio talento. Basti pensare che in Italia solo il 15% delle donne sono primari e il 3% ricoprono la carica di amministratori delegati. Senza contare che nel mondo, secondo dati Unicef, 140 milioni di bambine non hanno accesso all’istruzione.
«Le donne sono capaci di mettere al mondo il mondo, di creare ciò che prima non c’era nella forma più prossima alla creazione divina non solo attraverso la generazione di figli ma in tutti gli ambiti ove possono pensare e vivere maternamente», ha detto la psicoterapeuta Silvia Vegetti Finzi, alumna dell’Ateneo. In questo senso «Armida è stata una grande madre simbolica», un modo per dire che «la maternità va declinata in modo diverso», in quanto tutte le donne hanno una «potenzialità materna da spendere in tanti campi: nel produrre, nel proteggere la natura, nell’accudire».
Un esempio di maternità ci arriva dalle madri ucraine che vivono e resistono nello strazio di una guerra ingiusta. O dalle donne russe che con tenacia e intransigenza affrontano rischi per portare avanti le proprie idee dissenzienti.
È la violinista ucraina Katerina Poteriaieva, con gli arpeggi del suo violino, i gridi di dolore del suo popolo e un conflitto ingiusto, che nel giro di un giorno ha cambiato la vita di milioni di persone. «Nessuno di noi ha voluto e pianificato questa terribile guerra», ha dichiarato. «Sono arrivata in Italia con mia figlia piccola qualche giorno dopo quel 24 febbraio, che ha diviso la nostra vita in un prima e in un dopo». In questo momento, per tutti i musicisti che vivono lontano dall’Ucraina «la musica è la nostra arma per la pace».
Il ruolo delle donne, dunque, può essere cruciale nella gestione dei conflitti. Ed è un appello alla pace, mandato attraverso un video, quello di suor Maria Grazia Girolimetto, anche lei alumna dell’Università Cattolica. «Ciascuno di noi è chiamato a crescere in un’autentica umanità per diventare capaci di promuovere una cultura di vita, di amore e di pace da opporre alla cultura di morte e di violenza che sta devastando il nostro mondo. Ci sono ancora tanti giovani affascinati dalla nostra vita che realizza l’ideale dell’umanesimo, della speranza che si può trovare solo in Cristo, nostra vita e nostra pace».
Determinazione, ma anche conoscenza. «Come diceva Mandela, l’istruzione è la strada principale per il benessere: ci permette di capire e ci mette nella condizione di scegliere e applicare il nostro libero arbitri», ha affermato Cristina Scocchia. Solo una adeguata formazione «ha il potere di sradicare la cultura patriarcale che continua a esserci e affermare una società senza oscurantismo». Se le donne hanno un sogno devono provare a realizzarlo senza cadere nella trappola della «contrapposizione tra generi». Poiché [nel momento in cui prevale il talento si risolve la questione femminile a beneficio non solo delle donne ma della comunità».
Di qui l’importanza di modelli, come quello di Amalia Ercoli-Finzi, prima donna in Italia a laurearsi al Politecnico di Milano in Ingegneria aerospaziale. «Mia madre ha fatto una missione incredibile e rappresenta un modello importante», ha raccontato la figlia Elvina Finzi, anche lei ingegnere. Da piccola pensavo che tutto questo fosse normale per le donne. Poi quando sono entrata nel mondo del lavoro mi sono resa conto che non era così. Per questo bisogna avere modelli attraverso cui far vedere alle future generazioni che si può inseguire un sogno e realizzarlo anche nelle scienze». Le donne che ci hanno preceduto sono «stelle singole» nell’universo ma «le ragazze di domani possano creare costellazioni e cambiare il cielo».
Per questo gli atenei restano cruciali. «L’università è un luogo di diffusione della cultura, è l’accensione di un fuoco che va tenuto sempre vivo», ha puntualizzato la prorettrice Antonella Sciarrone Alibrandi. «La beatificazione di Armida Barelli ci ha fatto conoscere le capacità di una visionaria, che è riuscita a mettere a fuoco in modo lungimirante alcune importanti traiettorie, tra cui la Cattolica».
Perché, ha ribadito Silvia Vegetti Finzi, «quello che può essere una impossibilità può diventare una grande possibilità senza cercare di imitare i modelli maschili che non sono nostri». Il mondo ha bisogno della «creatività» delle donne, dotate della giusta «autorevolezza» per dire una parola di pace in questo tempo di guerra.
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