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La Cattolica a Brescia grazie al ruolo decisivo di Montini

11 aprile 2022

La Cattolica a Brescia grazie al ruolo decisivo di Montini

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“Estensione in superficie” è l’espressione di Ezio Franceschini, terzo rettore della Cattolica, ripresa dalla storica Maria Bocci per definire il processo fondativo della sede bresciana durante l'incontro che ha concluso il ciclo di conferenze promosse dal Centro di documentazione e ricerca Raccolte storiche.

Le radici di tale progetto risalgono a ben prima del 29 novembre 1965, data di inaugurazione della facoltà di Magistero a Brescia. Lo studio delle carte, in particolare quelle dell’Archivio storico d’Ateneo, i carteggi dell’Archivio Franceschini di Firenze e diversi altri fondi, ha infatti messo in luce una fitta trama di relazioni esistenti tra Brescia e Milano già da fine Ottocento. Nel contesto bresciano spiccarono personalità eminenti, tra cui Giuseppe Tovini, mons. Angelo Zammarchi e, soprattutto, Vittorino Chizzolini, il quale giocò un ruolo fondamentale nel dibattito tra padre Gemelli e i suoi interlocutori bresciani.

A sostegno del progetto intervennero anche case editrici locali (Morcelliana, La Scuola Editrice) che, insieme alla Fondazione Alma Tovini Domus, all’Istituto Cesare Arici, alla Banca San Paolo e ad altre istituzioni di rilievo sul territorio, entrarono a far parte dell’Ente Bresciano Istruzione Superiore (EBIS), un vero e proprio comitato promotore della nuova sede.

Persistevano tuttavia pressioni da parte laica a favore di un magistero statale, per quanto i confini delle parti coinvolte non fossero affatto netti. Decisivo, in questo senso, fu l’intervento di Giovanni Battista Montini, allora arcivescovo di Milano, che fece sentire la propria voce tramite alcuni deputati al Ministero dell’Istruzione.

Sulla sponda milanese i ruoli chiave furono rivestiti, oltre che da padre Gemelli, da mons. Carlo Colombo (che subentrò a Montini alla presidenza dell’istituto Toniolo) e, soprattutto, da Ezio Franceschini, preside della facoltà di Lettere e, dal 1965, rettore dell’Università. A differenza del predecessore Francesco Vito – che, da un lato, temeva che uno sdoppiamento avrebbe indebolito la facoltà di Magistero e che, d’altro canto, pensava piuttosto all’istituzione  di una facoltà scientifica come estensione dei corsi già attivati a Castelnuovo Fogliani –, Franceschini difese a spada tratta la candidatura bresciana, facendo leva sull’ampio consenso cittadino, avallato anche dalla disponibilità di finanziamenti bancari e sostenuto dall’appoggio dell’Ordine dei francescani, che volevano fortemente un “distaccamento” della facoltà di Magistero.

Risulta chiaro, in conclusione, quanto l’intreccio dei buoni rapporti esistenti tra le parti in causa abbia influito in maniera determinante sull’esito positivo del progetto, sebbene la gestazione sia stata tortuosa e non priva di ostacoli. Restano, ad ogni modo, da analizzare a fondo diversi altri aspetti, come il contributo di Giancarlo Brasca, all’epoca segretario generale d’amministrazione dell’Università Cattolica, ed il cui ruolo decisivo potrebbe emergere dallo studio dei diversi scambi epistolari da lui intrattenuti con personalità di primo piano quali, tra gli altri, Agostino Gemelli e Francesco Olgiati.

Un articolo di

Giuseppe Cosio

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