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Talenti del Sud e risorse per la nazione: gli alumni e la scommessa della Cattolica

01 ottobre 2022

Talenti del Sud e risorse per la nazione: gli alumni e la scommessa della Cattolica

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La nonna che ha studiato Lettere negli anni 50, sul palco assieme al nipote oggi ricercatore. La laureata esperta di avatar e metaverso accanto al direttore di banca. Marito e moglie titolari di un’azienda agraria locale che si sono conosciuti proprio durante gli anni trascorsi nel campus di Piacenza dell’Università Cattolica. Per guardare al futuro occorre sempre partire dalla memoria e la rete degli alumni pugliesi dell’Ateneo di Largo Gemelli è piena di storie di chi ha scommesso di tornare nel Sud dopo la propria esperienza universitaria a Milano.

Una parte di esse è stata raccontata oggi sul palco del teatro Piccinni di Bari, durante l’incontro “L’Università Cattolica del Sacro Cuore a servizio dei giovani, dei professionisti e della società del sud”, un convegno organizzato dalla Conferenza Episcopale Pugliese (CEP), assieme all’Ateneo e all’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, ente fondatore della Cattolica.

 

Le storie di chi ha scelto di spostarsi dal proprio luogo di origine per studiare in Cattolica testimoniano un legame virtuoso tra università e territorio che oggi invece è messo a rischio dalle difficoltà dei giovani italiani, sempre più insidiati dalla condizione di NEET (i ragazzi che non studiano, non lavorano e non sono in formazione). Come ha ricordato il sindaco di Bari Antonio Decaro, «il tema delle nuove generazioni è sfidante. Le elezioni hanno mostrato come la politica non sappia parlare ai giovani, che invece sentono il bisogno di sentirsi coinvolti». Anche per monsignor Donato Negro, presidente CEP, «i giovani del Sud affrontano difficoltà maggiori rispetto ai coetanei del resto d’Italia. Cercano opportunità altrove, ma c’è un desiderio forte di sentirsi soggetti attivi capaci di produrre valore nel proprio territorio».

Per mettere al centro dell’agenda nazionale le nuove generazioni, il professore di Demografia della Cattolica Alessandro Rosina ha affiancato a termini ormai noti come NEET o Expat la parola degiovanimento: «Se le politiche indicano le trasformazioni del nostro paese concentrandosi sull’aumento degli anziani e non sui giovani che mancano diventa difficile metterli al centro. Il Rapporto Giovani dell’Istituto Toniolo mostra che una larga fetta dei nostri ragazzi vorrebbe poter avere almeno due figli. Se riuscissimo a metterli in condizione di realizzarsi non avremmo problemi demografici, questioni generazionali e gap territoriali».

 

Tanti alumni pugliesi hanno scelto di tornare al Sud. è il caso di Lilliana Gadaleta, laureatasi in Lettere e Filosofia nel 1954 e poi insegnante per una vita nelle scuole pugliesi. Un passo simile lo ha compiuto Giovanni Giuntoli, che ha scelto Scienze Agrarie alimentari e ambientali seguendo le orme di papà Sante e Anna e che oggi lavora come agronomo per lo spin off dell’ateneo HORTA. «L'Università Cattolica ha il dovere di trovare il modo di consegnare agli studenti che vengono da noi competenze che poi possono essere impiegate nei territori di provenienza – ha sottolineato il Rettore della Cattolica, Franco Anelli. Per questo siamo qui a incontrare i nostri alumni e rinsaldare una rete con gli studenti che sono tornati nelle comunità di origine. Molti nostri laureati illustri hanno risieduto nei collegi, fondamentali luoghi di accoglienza sviluppati fin dalle origini dell’Ateneo. Li abbiamo portati via dalle loro città per restituirli alla nazione cui per sua natura la nostra Università fa riferimento». Uno scopo confermato anche da monsignor Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico generale dell’Ateneo «L’Università Cattolica è un’istituzione culturale che ha grandi radici sul territorio. La continua osmosi e scambio tra giovani di regioni diverse è circuito virtuoso e crea il tessuto vivo del nostro Paese».

 

Per generare valore nei propri luoghi d’origine non bastano competenze e soft skills. È l’attenzione per l’uomo a dare una marcia in più, come raccontato da Alba Fiorentini, laureata in Medicina alla Cattolica di Roma e oggi direttrice del Dipartimento Diagnostico e Terapeutico, Ente Ecclesiastico Ospedale Generale Regionale “Francesco Miulli”: «Durante i miei studi ho sperimentato l’humanitas, l’importanza della relazione non solo con il paziente, che deve essere sempre al centro, ma anche con tutti gli specialisti del processo di cura». Un aspetto sottolineato anche da monsignor Giuseppe Satriano, arcivescovo di Bari-Bitonto a conclusione dei panel moderati dal giornalista Rai Renato Piccoli, anche lui alumnus dell’Ateneo: «Una università è cattolica non in senso restrittivo ma per capacità di educare alla libertà e all’universalità del sapere. Oggi l’Università Cattolica è in un percorso generativo che crea un noi culturale e fatto di fraternità: questo ha una grande valenza».

Un articolo di

Michele Nardi

Michele Nardi

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