Web reportage | inaugurazione anno accademico

I giovani al centro: nella sua storia l'Università Cattolica trova il suo futuro

15 aprile 2021

I giovani al centro: nella sua storia l'Università Cattolica trova il suo futuro

Condividi su:

Un nuovo secolo di storia è iniziato per l’Università Cattolica. Se i suoi primi cento anni sono stati pieni di «risultati eccellenti per la Storia del Paese», come ha ricordato il presidente della Repubblica Sergio Mattarella durante l’inaugurazione del centesimo anno accademico, la cerimonia di apertura ha indicato la via da continuare a percorrere. La sua esistenza ha lo scopo di «dare un futuro ai giovani», il vero patrimonio di questa storia secolare, come sottolineato dal rettore Franco Anelli: «Il più grande dono che questo Ateneo può rivendicare di aver dato alla società italiana sono, più ancora della ricca produzione scientifica e della testimonianza culturale, le persone che qui sono state educate». Per continuare a svolgere questa funzione secondo Monsignor Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo, occorre mantenere un senso di inquietudine, perché « i cristiani non sono mai soddisfatti delle loro opere, non perché sono di natura scontenti, ma perché la verità è ancora oltre quello che i libri contengono».

Un articolo di

Michele Nardi

Michele Nardi

Condividi su:

Il presidente Mattarella ha esteso questo senso di inquietudine a ogni essere umano che, incompiuto per condizione, si sente cittadino del mondo e pellegrino su di esso e che perciò «cerca costantemente nuove esperienze e conoscenze». Un atteggiamento di apertura costante «che ha sempre contrassegnato questo Ateneo. Questo contributo di orientamento è manifestato dagli oltre trecentomila laureati e diplomati, dai quarantacinquemila studenti che oggi frequentano l’Università Cattolica del Sacro Cuore»

Numeri che stanno alla base dei suoi risultati eccellenti per la storia nazionale, come il «grande contributo che all’Assemblea costituente è stato fornito da docenti o da laureati per l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Questo contributo alla vita della nostra comunità nazionale - che è stato espresso e continua a esprimersi con i suoi specifici caratteri e valori dall’Università Cattolica dal Sacro Cuore - ha manifestato il senso di comunità che il nostro Paese ha ribadito nella sua fondamentale importanza, con forza, durante l’emergenza della pandemia che ci ha ricordato come ciascuno di noi dipenda fortemente da tutti gli altri».

Il valore della comunità, minacciato dalla pandemia, resta uno dei pilastri dell’Università anche per il rettore Franco Anelli: «Gli studenti, che non appena è loro consentito tornano a popolare i chiostri, ci assegnano tacitamente ma chiaramente un compito: fare in modo che l’università, pur impadronitasi delle tecnologie, rimanga anche in futuro un luogo, nel quale le persone si incontrano e crescono insieme. A loro, e ai ragazzi che oggi stanno vivendo la scuola tra le pareti domestiche e che presto varcheranno le porte delle università, dobbiamo risposte».

E il compito dell’Università Cattolica è quello di rispondere a questo desiderio di partecipazione, offrendo opportunità educative a tutti, soprattutto ai meno abbienti: «Questo significa attuare l’articolo 3 della Costituzione integralmente, in entrambi i suoi commi -sottolinea Anelli-; ossia assicurare «pari dignità sociale non solo in termini di statica razionalità di trattamento normativo, ma anche favorendo le condizioni per la partecipazione di ciascuno alla vita sociale».

Per rispondere a queste esigenze l’Università Cattolica, secondo monsignor Delpini, deve perseguire il “gradimento” per la qualità della sua ricerca, per le competenze fornite che aiutano i suoi studenti a collocarsi nel mondo del lavoro, ma anche cercare l’inquietudine: «Significa che gli ambiti di ricerca non possono essere solo quelli che “soddisfano i clienti”, ma devono essere quelli che aprono orizzonti, che inquietano gli studenti e i docenti, che spingono la ricerca verso la comprensione di un umanesimo cristiano e la sua praticabilità nei diversi ambiti del vivere».

Durante la Celebrazione Eucaristica svolta nella Basilica di Sant’Ambrogio che ha aperto la giornata sia monsignor Delpini che l’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Ateneo monsignor Claudio Giuliodori hanno parlato di “stupore”. Per monsignor Giuliodori il sentimento che accompagnò la nascita dell’ateneo dei cattolici italiani « non solo non è diminuito ma continua a crescere, di anno in anno, offrendo a tutti la possibilità di toccare con mano un miracolo vivente dell’impegno educativo e culturale dei cattolici italiani. Molte cose sono cambiate, ma non la certezza che l’Ateneo potrà proseguire il suo glorioso cammino, affrontando scenari nuovi e sfide epocali, solo conservando la fede incrollabile nel Sacro Cuore, l’intraprendenza nelle scelte e il genio creativo dei fondatori».

Per l’Arcivescovo di Milano: «La spiritualità delle matricole comporta il cammino dal pregiudizio allo stupore. Il pregiudizio è una forma di pigrizia e di inerzia; si nutre di luoghi comuni, Lo stupore è quella semplicità di riconoscere l’aprirsi di strade, il dilatarsi di orizzonti, l’azzardo di affidarsi, la gioia di trovare saperi ignorati e bellezze che chiedono tempo e umiltà per essere riconosciute». È nel percorso universitario che attraverso lo stupore si passa dal ruolo di osservatore esterno a quello di protagonista coinvolto.

Per celebrare al meglio il secolo di storia e il senso di comunità che contraddistingue l’Università Cattolica, l’inaugurazione dell’anno accademico si è svolta in videocollegamento con tutti i suoi campus e ogni sede ha dato il suo contributo per raccontare attraverso volti e testimonianze la vocazione interdisciplinare della Cattolica. A Milano, grazie alla conduzione della giornalista di Sky Tg24 e alumna dell’Ateneo Tonia Cartolano, è stata ricordata dai professori emeriti Eugenia Scabini e Alberto Quadrio Curzio il compito che spetta all’ateneo oggi, dare continuità al cambiamento: «La storia non può mai essere dimenticata, oggi innovare significa essere aperti al nuovo e all’internazionalizzazione. Le università cattoliche nel mondo sono tante e questo network è cruciale per il 21esimo secolo».

A Roma, dal Polo Universitario Giovanni XXIII, tre dottoresse dell'Università Cattolica hanno raccontato alla giornalista Monica Marangoni, Alumna dell’Ateneo, la loro esperienza nel campus romano. Per Camilla Nero, specialista in Ginecologia e Ostetricia e Dottoranda di Ricerca della Facoltà di Medicina e chirurgia, «Il valore aggiunto è la formazione trasversale, con il dialogo proficuo fra varie discipline che spesso conducono a risposte inaspettate e vincenti». Federica Morandi, ricercatrice in Organizzazione Aziendale della Facoltà di Economia è rimasta «attratta da un progetto formativo unico nel suo genere, con i saperi dell’Economia e della Medicina in dialogo e collaborazione. Essere cresciuta e formata in una research university mi ha portato a compiere un percorso di studio e poi accademico completo ed efficace».Serena Augenti, laureata in Scienze Infermieristiche e ora infermiera presso la Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, è in prima linea nella lotta alla pandemia: «La formazione, ricevuta all’interno di questa Università, l’empatia, l’importanza del prendersi cura sono armi efficaci per assistente il paziente nella sua integralità»

Nell’anno del centenario la sede di Brescia raddoppia la sua presenza in città con un nuovo campus collocato nel quartiere di Mompiano che verrà inaugurato prima dell’estate. In questi primi 56 anni di attività formativa possiamo constatare che si è concretizzato l’auspicio del rettore Ezio Franceschini «di andare incontro quanto più efficacemente possibile ai bisogni del nostro tempo in campo didattico, pedagogico, psicologico, sociologico, ovunque, insomma si rivelino zone in attesa della presenza di una cultura, e di una cultura cattolica».

Le tre facoltà del campus di Piacenza e Cremona, Scienze agrarie alimentari e ambientali, Economia e Giurisprudenza e Scienze della formazione sono legate dal filo rosso dell'innovazione, in un’azione coordinata, che fa della passione per ricerca la propria cifra distintiva. Un carattere reso evidente, durante il collegamento gestito dal giornalista Rai e Alumno Luca Forlani, dalla storia della neolaureata della Facoltà di Scienze e tecnologie alimentari Gaia Alessio, che insieme al collega di tesi Davide Reggi, ha progettato un biscotto proteico pensato per combattere la malnutrizione nei paesi in via di sviluppo. Un lavoro di ricerca che unisce cuore e scienza. 

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti